Prima la gaffe sui tamponi, poi il caos sulle mascherine. Il commissario straordinario per l'emergenza Domenico Arcuri è bravissimo nel dare giustificazioni, ma meno abile nel fornire risposte concrete al Paese

Ieri, martedì 12 maggio, per il super mega straordinario magnifico commissario dell’emergenza Domenico Arcuri è stata una giornata campale, una di quelle giornate che a un lavoratore qualsiasi di un settore qualsiasi che non sia di consulenza al governo costerebbe come minimo un discreta retrocessione.

Prima si è incastrato sui tamponi: aveva dichiarato di averne pronti ben 5 milioni da inviare alle regioni ma poi, ripreso dal virologo Crisanti, ha dovuto ammettere che i suoi tamponi sono praticamente inservibili poiché mancano i reagenti per i test. In sostanza l’uomo che di mestiere dovrebbe curare l’approvvigionamento del materiale che serve per l’emergenza ha acquistato delle auto senza ruote ma ci dice di stare tranquilli poiché oggi (oggi 12 maggio) si sta occupando di pubblicare il bando di gara per i reagenti. In Veneto hanno cominciato ad occuparsene il 20 gennaio. Scova le differenze.

Poi c’è il caos delle mascherine. Sia chiaro: sulle mascherine probabilmente qualcuno ha fatto il furbo (a questo proposito diverse procure stanno indagando sull’azienda di una giovane ex presidente della Camera) ma oggi le mascherine in farmacia non ci sono. Qui siamo al paradosso: dice Arcuri che lui le mascherine le ha procurate e non è un problema suo che noi non le possiamo acquistare. Colpa dei farmacisti, colpa dei distributori, colpa degli altri, insomma. Che il commissario sia così limitato da non capire che il suo ruolo non sia solo quello di inoltrare gli ordini ma di vigilare che il materiale arrivi dove deve arrivare è qualcosa che ha dell’incredibile. È bravissimo a fornirci giustificazioni, bene bravo bis, ma a noi servirebbero le mascherine, di grazia.

E come pensa di risolvere la questione delle mascherine? Facendole vendere ai tabaccai. Che potrebbe essere una buona idea se non fosse che Arcuri, con la sua solita inelegante sicumera, ci tiene a dirci che di tabaccai ce ne sono 50 milioni e invece sono circa 50mila. Poco male, direte voi, si è confuso. Del resto è rassicurante uno in quel ruolo che si confonda sulle quantità.

È tutto? No, no. Poi ci sarebbero quelle strane autorizzazioni alla dogana che la trasmissione Report ha raccontato e a cui Arcuri non ha ancora risposto. Insomma qui vale la massima di Zerocalcare: se ti ammali è colpa tua e se guarisci è merito loro.

Noi siamo restati a casa, forse Arcuri potrebbe andarci, a casa.

Buon mercoledì.