L’associazione Italia Nostra, nata negli anni 50 da radici antifasciste, dimostrò un nuovo modo di pensare allo sviluppo del Paese in armonia con la tutela del patrimonio. E oggi promuove una campagna online dedicata ai beni in pericolo

L’associazione nata nel dopoguerra sulle macerie del fascismo per ricostruire una coscienza civica a servizio del Paese, trova conferma oggi del suo ruolo grazie a un virus alieno che sta ridisegnando il presente e il futuro dell’Italia. L’addio in questi giorni a Nicola Caracciolo e gli auguri ai cent’anni di Desideria Pasolini dall’Onda entrambi presidenti onorari di Italia Nostra, omaggiati sui giornali come combattenti irriducibili, protagonisti di un pezzo di storia del nostro Paese, hanno conciso con le celebrazioni del 21, 25 aprile e 1 maggio, dando così un valore aggiunto di attualità ai principi fondativi dell’associazione.

Senza dimenticare gli apporti di tanti altri autorevolissimi esponenti dell’associazione vale quindi la pena di dare nuova luce ad alcune testimonianze di quegli uomini e donne che hanno conquistato a Italia Nostra la riconoscenza pubblica di quattro presidenti della Repubblica: Einaudi, Ciampi, Scalfaro e Napolitano e dettano ancora oggi la direzione giusta di impegno dell’associazione per contribuire a un senso nuovo di comunità in grado di resistere alle nuove minacce di povertà e diseguaglianze create da Covid-19, tutelando sempre come risorsa primaria del Paese il patrimonio di natura, arte e cultura al servizio di un’economia del lavoro solidale e socialmente utile.

Primo esempio per le nuove generazioni è l’eccezionale esistenza mutualistica e cosmopolita spesa fino all’ultimo giorno da Umberto Zanotti Bianco, senatore a vita e primo presidente di Italia Nostra, che dai ritrovamenti durante gli scavi condotti in regime di confino fascista a Sibari e a Paestum insieme alla coraggiosa archeologa dissidente Paola Zancani, trasse ulteriore impulso per aiutare il riscatto sociale e culturale del Meridione già perseguito con dedizione leggendaria tra “la perduta gente della Calabria” all’indomani del terremoto del 1908. Nel 1910 fondò l’Associazione nazionale per gli interessi del Mezzogiorno e la società Magna Grecia per la salvaguardia delle memorie archeologiche in quei territori, insieme all’istituzione di decine di asili, scuole, cooperative di lavoro, biblioteche circolanti, ambulatori, colonie montane; un impegno portato a termine nel dopoguerra con una campagna di alfabetizzazione capillare ed una riforma agraria che ispirò gli studi di Manlio Rossi Doria ed Emilio Sereni negli anni successivi…

* Annalisa Cipriani, Italia Nostra Roma

La Giornata virtuale dei beni in pericolo promossa da Italia Nostra è una iniziativa che continua fino alla fine di maggio con un post al giorno sulla pagina Facebook di Italia Nostra

L’articolo prosegue su Left in edicola dal 15 maggio

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