«Soprattutto dalle mie parti moltissime persone stanno prendendo appuntamento negli ambulatori privati per fare il test che non sono riusciti ad ottenere dal Servizio sanitario nazionale e questa è una debacle per l’organizzazione della sanità. Perché la valutazione alla fonte dell’esistenza o meno di persone contagiate sarebbe stata, sarebbe il presidio fondamentale per evitare l’ulteriore diffusione del contagio. E’ inconcepibile che il pubblico non sia in grado di dare questo genere di risposta ai cittadini e gli dica che deve andarsi a pagare il test a 63 euro, come se questa fosse una scelta voluttuaria, e fare a sue spese il tampone… ma per favore! Il test è molto più importante del distanziamento al ristorante, è il sistema fondamentale per ridurre l’ulteriore diffusione dell’epidemia. Scusatemi ma mi è scappato un momento di indignazione».
Sono le parole di Massimo Galli, il primario di Malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano, uno dei volti che ci è capitato di incrociare spesso nelle trasmissioni televisive di queste ultime settimane. E quando mi è capitato di ascoltarlo, ospite della trasmissione Agorà, ho subito pensato che allora non sono mica matto io che mi sono convinto da un po’ di tempo a questa parte che nel dibattito pubblico sulla pandemia e sugli obblighi dello Stato sia completamente scomparso quello del diritto a una diagnosi oltre che a una cura. Questa storia dei tamponi a pagamento (in Lombardia soprattutto) è una negazione di tutto quello che c’è scritto nella Costituzione e di tutto quello che dovrebbe stare nell’intendere la medicina come servizio pubblico. Abbiamo passato anni a definire qualsiasi cosa “bene comune” perché venisse tolta al profitto e ora ci troviamo nel bel mezzo del Covid-19 con l’accettazione silenziosa e sconfitta che la malattia debba essere scovata in qualche laboratorio privato pagando id tasca propria. Senza troppi discorsi ecco qui la sconfitta della Regione Lombardia ed eccola qui anche la sconfitta della sinistra che si professa tale e che invece non riesce a spiccicare nemmeno mezza parola.
Doveva essere il giuramento di Ippocrate e invece è il giuramento delle Ipocrite promesse non mantenute di un Paese che ci aveva promesso che si sarebbe preso cura di noi. E invece niente. Uno si immagina una battaglia campale sul diritto al tampone e invece niente. Per fortuna l’ha detto Galli, mi son detto, allora non sono solo io.
Buon mercoledì.