Bastava vedere le facce di quelli di Forza Italia: il corteo di ieri per il 2 giugno organizzato dal centrodestra e cavalcato dalla solita destra fascista (e ora anche arancione) che si imbuca dappertutto è stato il gran baccano che ci si aspettava, tutto grida e poca politica, condito da un ripetuto «Conte, Conte, vaffanculo» che è risuonato per tutta la giornata. Del resto sfanculare gli avversari come modalità politica dalle nostre parti funziona, almeno all’inizio.
Ovviamente niente mascherine, non sia mai. Questi che si fiondano contro il governo alla fine vorrebbero anche accontentare coloro che vivono di complotti facili per avere qualcuno da odiare e quindi era inevitabile che il non indossare la mascherine divenisse chissà che forte gesto di ribellione.
Poi ci sono i selfie. Tanti, tantissimi selfie con Salvini e Giorgia Meloni: la politica dell’avanspettacolo che ha bisogno dell’immagine da condividere su Facebook. Fotografarsi con il caro leader belli abbracciati e violando le regole di sicurezza li fa sentire tutti Don Chisciotte che vanno alla conquista della Mancia.
“Questo non è il mio centrodestra”, ripetono gli elettori di Forza Italia. Tajani è più che perplesso. Ora provate a fare un riepilogo della giornata: violazione delle norme di sicurezza, assembramenti, vaffanculo e selfie. Lo spessore di certa destra italiana è tutto qui, tutto così, proprio nel giorno in cui Mattarella dalla martoriata Codogno invoca responsabilità istituzionale.
Fanno baccano e la chiamano politica. Non si registra una proposta che sia una: la distruzione dell’avversario (e la creazione di un nemico immaginario quando serve) è la pratica social e anche sociale, in piazza.
Fanno baccano e la chiamano politica. Finché funziona. Finché qualcuno non si fa male. I venti americani ci dicono che è un gioco pericoloso e non solo per la democrazia: ci muoiono le persone a soffiare sempre e solo sulla propaganda.
Buon mercoledì.