È un toccante invito ad aprire gli occhi sul feroce passato colonialista italiano ma anche sul presente dei lager libici il nuovo romanzo di Francesco Troccoli, “Mare in fiamme”, che sarà presentato il 23 luglio a Roma

«Sai chi era Omar el Mokhtar?». Chiede Marina, la protagonista di Mare in fiamme, ad Antonio.
Lui scuote il capo. E lei: «Non mi stupisce. Pensa che fino al 2009 il film che narra la sua storia da noi è stato censurato. Era il capo della resistenza anti italiana. Il generale Graziani lo fece giustiziare nel 1931. Per la Libia lui è…. un po’ come Garibaldi per l’Italia. Un eroe nazionale». Antonio, come molti italiani, non ne sa niente. Come è stato possibile questo enorme buco nero della memoria sulle responsabilità del feroce colonialismo italiano? In primis, risponde lo scrittore Francesco Troccoli, autore del romanzo pubblicato dall’Asino d’oro edizioni, accade «perché la scuola non tratta questi temi e la politica di qualsiasi colore, salvo rare eccezioni, li evita, e fino a un decennio fa c’è stata una vera e propria censura di stampo negazionista».

Cosa ha determinato questa auto assolutoria cancellazione della memoria storica?
A questo annullamento collettivo hanno contribuito, a mio avviso, due fattori: il primo è l’idea che il colonialismo sia un fenomeno ormai superato, e che tutti i crimini commessi sotto il suo segno appartengano al passato remoto. Idea falsa: la persistente incapacità della società italiana di prendere coscienza dei tragici fatti avvenuti in Libia e Africa orientale dimostra che si tratta di eventi non ancora “storicizzabili”. Il secondo è che si tende a considerare tutto quel che è stato fatto nel ventennio fascista come fosse stato commesso da un altro popolo. In realtà restando alla Libia, scenario di Mare in fiamme, se è vero che il maggior sforzo economico e militare (e i crimini più feroci) avvennero sotto il fascismo, va ricordato che la campagna di Libia risale al 1911 e, salvo eccezioni come Gaetano Salvemini, non fu avversata nemmeno dai socialisti, che ritenevano l’invasione un “destino ineluttabile”. In sostanza gli ideali che appena 40 anni prima avevano animato il Risorgimento e le guerre di indipendenza dall’Austria furono sovvertiti, quando non piegati, alla logica di un nazionalismo militarista (si pensi a D’Annunzio e al fatto che fra i suoi arditi c’erano anche alcuni dei nipoti di Garibaldi) che, dopo la vittoria della prima guerra mondiale, aprì la strada al fascismo. Un cortocircuito drammatico…

Il romanzo Mare in fiamme di Francesco Troccoli sarà presentato il 23 luglio alle 19 nel Parco Giordano Sangalli sul viale dell’Acquedotto Alessandrino, a Roma 

 

L’intervista prosegue su Left in edicola dal 17 luglio

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