«Hagia Sophia sarà aperta a tutti, credenti e non. I suoi storici mosaici saranno preservati così come avviene da 500 anni». Intervistato dalla Cnn la scorsa settimana, il portavoce della presidenza turca Ibrahim Kalin ha provato a tranquillizzare il mondo occidentale: la recente riconversione del famoso sito Unesco di Istanbul da museo a moschea non cambierà la sostanza dei fatti. Eppure non sarà un passaggio privo di conseguenze. Domenica la Diyanet – l’autorità religiosa in Turchia – ha fornito qualche dettaglio in più su cosa concretamente accadrà: se è vero che la moschea resterà visibile ai turisti tranne durante le preghiere quotidiane, i mosaici cristiani che sono posizionati in direzione della Mecca saranno coperti. Già, perché Hagia Sophia nacque nel 537 d.C. come cattedrale cristiana ortodossa durante l’impero bizantino di Giustiniano. Il suo status cambiò nel 1453 quando i turchi ottomani guidati da Maometto II conquistarono Istanbul e posero fine all’Impero Romano d’Oriente. Tra le prime disposizioni del sultano vi fu quella di convertire la chiesa in moschea. La storia travagliata del complesso non era però terminata: da luogo di culto dei musulmani, infatti, nel 1935 Hagia Sophia cambiò nuovamente utilizzo. All’interno del suo più ampio piano di laicizzazione e de-ottomanizzazione del Paese, il fondatore della Repubblica di Turchia, Mustafa Kemal Ataturk, decise di trasformarla in museo.
Venerdì 10 luglio, il nuovo colpo di scena: rispondendo ad un’istanza presentata da un’organizzazione religiosa turca, il Consiglio di Stato ha concluso che il complesso non può essere «legalmente» altro che una moschea. Parole che hanno fornito l’assist decisivo al presidente Erdoğan per correggere «l’errore» commesso da Ataturk, simbolo dell’oppressione e delle umiliazioni patite dai religiosi turchi per mano laica. L’appuntamento per la prima preghiera è fissato per venerdì 24 luglio. Data non scelta a caso: proprio il 24 luglio, infatti, ricorre l’anniversario del Trattato di Losanna (1923) che diede basi legali alla Turchia laica di Ataturk.
«Da decenni il complesso è ritenuto quasi una causa sacra per gli islamisti e i nazionalisti musulmani locali. Erdoğan dichiarò lo scorso anno che era una trappola convertirla in moschea. Ora sa che non lo è più: la situazione di difficoltà in politica interna, una Turchia più risoluta internazionalmente e la sua volontà di assumere la leadership nel mondo musulmano possono averlo spinto a prendere questa drammatica decisione», dice a Left l’analista turco di al-Monitor Cengiz Candar. «Nella crisi mondiale post-Covid dove manca una…
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