Il Covid-19 ha avuto un impatto molto forte sulla salute mentale e sul tenore di vita delle persone. Le destre sovraniste speculano sul malessere sociale, cercando irresponsabilmente di aizzare la rivolta contro le norme di prevenzione che sono ancora assolutamente necessarie

La pandemia colpisce ancora duramente a livello mondiale. Casi in crescita negli Stati Uniti con 1.400 vittime in 24 ore e il Congresso che denuncia una catastrofe sanitaria, allarme in Giappone con un nuovo record per il terzo giorno consecutivo. Crescita esponenziale dei contagi in un giorno (oltre 5.400 e 95 morti) anche nella Russia di Putin il quale ha annunciato che ad ottobre inizierà una grande campagna di vaccinazione. Situazione drammatica anche in Uruguay, Messico, in Brasile e più in generale in America Latina. Ma il Covid tiene sotto scacco anche l’Europa: la Germania ha registrato quasi mille casi in un giorno; picco improvviso di 1.400 contagi anche in Francia; mentre dalla Spagna giunge la notizia che Madrid è la città europea che conta il maggior numero di morti. Se consideriamo anche gli effetti collaterali del Covid che ha paralizzato un po’ dovunque le strutture sanitarie con l’aumento vertiginoso che ne è conseguito della mortalità nelle patologie cardiovascolari e oncologiche, e quelle che richiedono interventi chirurgici d’urgenza, il quadro generale è inquietante e dovrebbe suggerire prudenza e rispetto rigoroso delle norme anticontagio.
La scorsa settimana invece a Berlino migliaia di negazionisti, ostili alle misure restrittive delle libertà individuali, hanno marciato inneggiando alla fine della pandemia e alla Giornata della libertà. La polizia ha stimato la presenza di 15mila persone. Tra loro anche no-vax, estremisti di destra e neonazisti. Nel corteo pochi indossavano una maschera, così come non è stata rispettata la distanza fisica normalmente obbligatoria di un metro e mezzo. In Italia i gilet arancioni di Antonio Pappalardo a loro tempo non sono stati da meno dei “coronaidioti” tedeschi (come sono stati opportunamente ribattezzati), come anche tutti i protagonisti indisciplinati delle “movide”. Mentre al convegno dei negazionisti che si è tenuto in Senato a fine luglio Vittorio Sgarbi – confortato dalle dichiarazioni di medici che potrebbero indurre a un falso ottimismo (come quelle dell’onnipresente in tv Alberto Zangrillo) – ha sostenuto che in Italia il coronavirus non c’è più.
Notevole anche l’intervento in quel contesto di Andrea Bocelli che è passato dal melodramma all’opera buffa interpretando la parte della vittima e del finto tonto. Prima spara stupidaggini sul numero dei morti per pandemia poi chiede scusa in perfetto stile vatican-cattolico. Senza dilungarmi sulle esternazioni tragico-comiche della politica e della cultura italiana nonché internazionale (vedi Trump, Johnson, Bolsonaro solo per fare alcuni esempi) si deve constatare che il Covid ha avuto un impatto molto forte sulla salute mentale delle persone, in alcuni casi già in condizioni precarie, e ha favorito l’irruzione di giudizi “deliranti” e la perdita di un rapporto minimo con la realtà dell’epidemia che anche ad un esame superficiale appare tutt’altro che vinta e sicuramente ancora pericolosissima soprattutto se si abbassa la guardia.
Dietro il virus della Sars II traspare allora il virus, altrettanto se non più pericoloso del negazionismo come ha scritto Alessandro Robecchi sul Fatto del 29 luglio. Sappiamo che questo termine designa una “malattia” che originariamente ha colpito solo una piccola compagine di storici antiaccademici i quali partendo da posizioni revisioniste erano approdati al tentativo di confutare l’esistenza della Shoah, dei campi di concentramento, delle responsabilità naziste. Interessanti gli espedienti retorici attraverso cui si giungeva ad annullare la verità dei fatti come lo sterminio di milioni di ebrei comprovata da innumerevoli testimonianze fra cui quella decisiva di Adolf Eichmann durante il suo soggiorno argentino. Le ricostruzioni “negazioniste” decontestualizzavano le fonti attraverso una loro lettura gravata sistematicamente dal sospetto paranoico della manipolazione e del complotto, mentre la falsa deduttività dei paralogismi attraverso l’individuazione di una serie di nessi apparentemente consequenziali giungeva a ribaltare il ruolo delle vittime e dei persecutori. La responsabilità dei campi di concentramento sarebbe stata dell’ebraismo mondiale che avrebbe, a suo tempo ordito un complotto e dichiarato guerra ai nazisti che avrebbero reagito di conseguenza come ha sostenuto Robert Faurisson e più recentemente in Italia Carlo Mattogno. Ma qual è…

L’articolo prosegue su Left che esce il 7 agosto

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