Tra i numerosi comitati per il “no” al referendum di settembre c’è anche “Nostra”, il Comitato giovanile per il no al referendum. Ne parliamo con Jacopo Ricci, ventunenne e portavoce nazionale

Accentramento del potere, svilimento del ruolo del Parlamento e accentuazione di tendenze populiste della politica italiana. Solo alcuni dei rischi connessi ad un’eventuale vittoria del “sì” al referendum del 20-21 settembre sulla riforma costituzionale che prevede la riduzione del numero dei parlamentari nella misura del 36,5%. Se già il dibattito pubblico su questo delicatissimo passaggio per la nostra democrazia è carente, la posizione dei giovani a riguardo, e le conseguenze su una generazione sempre più distante dalla politica sono state del tutto soprassedute. Ecco perché è nato Nostra – Comitato giovanile per il “no” al referendum. Ne parliamo con Jacopo Ricci, ventunenne e portavoce nazionale del Comitato: «L’idea di mobilitarsi – racconta – è nata da un gruppo eterogeneo di militanti del mondo politico romano, sotto la comune idea della totale avventatezza di una riforma che andrebbe ad acuire ancora di più la crisi della rappresentatività democratica di questi anni, a discapito soprattutto dei giovani».

Le ragioni di questa mobilitazione sembrano tanto ovvie quanto fondamentali. Sotto le mentite spoglie di un risparmio per i cittadini (come sappiamo l’equivalente di meno di un caffè a testa in un anno) e di un efficientamento del sistema legislativo, che secondo Ricci «non compare nel quesito referendario», si sta proponendo una riforma che avrebbe come unica conseguenza un attacco frontale alla sovranità popolare tanto cara ai nostri padri costituenti. «Per portare gli under 35 dalla nostra parte la questione è semplice: bisogna istituire un nesso tra questione istituzionale e questione sociale. Allentare il meccanismo rappresentativo comporterebbe uno sgretolarsi delle politiche di welfare e meno attenzione allo Stato sociale, con ricadute in primis su noi giovani». In questa prospettiva, dunque, il coinvolgimento e il rapporto dei giovani con il mondo della politica costituirebbe un’incognita preoccupante. «Essendo nati in un’epoca dominata dal neoliberismo, dal mito del mercato e dallo smottamento dei corpi intermedi, si è insinuata nella nostra generazione una…

L’articolo prosegue su Left del 21-27 agosto 2020

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