Non c’è dubbio che se Trump venisse confermato alla presidenza Usa sarebbe la persona meno indicata per risolvere le “tensioni” internazionali che ruotano intorno alla corsa all’atomica. Ma va ricordato che fu Obama, di cui Biden era il vice, a investire mille miliardi per rinnovare l’arsenale

Non vi è dubbio che nei suoi quattro anni di mandato presidenziale Donald Trump abbia esasperato oltre ogni limite il rischio di una guerra nucleare. Forse è opportuno fare una semplice lista per coloro che non si occupano di armamenti nucleari. A partire dalla Nuclear Posture Review del gennaio 2018, che stabiliva lo sviluppo di nuove testate nucleari di piccola potenza, “più utilizzabili”, e ampliava le circostanze in cui potranno essere usate, abbassando così la soglia per il loro uso. È seguito il ritiro unilaterale e ingiustificato degli Usa dallo storico accordo con l’Iran sul nucleare (Jcpoa): il cosiddetto, pomposamente, “Accordo del secolo” per il Medio Oriente stringe l’accerchiamento attorno all’Iran ed esaspera il rischio che Teheran riprenda progetti nucleari militari. Nell’autunno del 2018 Trump ha unilateralmente disdetto lo storico trattato “Inf” (Intermediate Nuclear Forces) che nel 1987 aveva risolto la crisi degli euromissili e inaugurato il processo di riduzione degli armamenti nucleari. Un accordo che rimaneva uno dei pilastri del pur carente regime di non-proliferazione nucleare.

Nel giugno scorso l’amministrazione Usa ha annunciato ufficialmente la volontà di recedere dal trattato “Cieli aperti” (Open Skies Treaty) che consente voli disarmati di controllo per garantire fiducia e trasparenza. Permane poi il grave disaccordo con la Russia e la Cina su come condurre negoziati per limitare la militarizzazione dello spazio esterno, le difese antimissile e la cyberwar. Considerando il “peso” degli Stati Uniti il mondo sta in pratica andando verso una situazione nucleare senza regole. Intanto la voce della spesa per le armi nucleari ha acquistato un rilievo sempre più smisurato nel budget militare del Pentagono. Rispetto al 2019 la stima degli stanziamenti prevede un aumento del 20-30% (e saranno crescenti fino al 2025) tanto che persino alcuni militari esprimono il timore che ciò possa cannibalizzare il potere militare convenzionale degli Stati Uniti. Nel febbraio 2021 si estingueranno i termini di validità del trattato Nuovo Start del 2010, l’ultimo ad essere sopravvissuto alla carneficina operata dal cow boy nucleare: nessuno sembra in grado di prevedere che cosa succederà. A tutto questo va aggiunto che la modernizzazione delle testate nucleari è solo un aspetto e potrebbe non essere il più grave. La nuova classe di sommergibili nucleari costerà 130 miliardi di dollari, gli incerti costi dei nuovi missili nucleari intercontinentali potrebbero lievitare fino a 150 mld e ciascuna unità del bombardiere B2 Spirit costerà quasi 800 milioni di dollari. Per non parlare degli investimenti nella cyber war, l’intelligenza artificiale ed altre piacevolezze. Questo è in estrema sintesi il quadro agghiacciante dello spericolato approssimarsi dell’abisso nucleare al quale Trump sembra volerci trascinare. Detto questo però corre l’obbligo di…

L’articolo prosegue su Left del 25 settembre – 1 ottobre 2020

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