«Non c’è più tempo. Ribelliamoci per la vita». Con queste parole il movimento ecologista Extinction Rebellion (XR) chiama a raccolta chiunque voglia partecipare alla settimana della “ribellione non violenta” in programma a Roma dal 5 all’11 ottobre. La settimana di grande mobilitazione – in cui si metteranno in atto flash-mob, die-in, ciclo-passeggiate e altri eventi a sorpresa – sarà il culmine di una serie di iniziative di divulgazione organizzate nelle settimane scorse dai gruppi locali in varie città d’Italia: a Torino, Milano, Roma, Padova e altre città.
A Roma il movimento – nato nell’aprile 2019, a un anno quasi di distanza dalla fondazione in Inghilterra – conta un centinaio di iscritti di diversa età e appartenenza sociale. Abbiamo incontrato due esponenti per parlare con loro dell’organizzazione, dei principi e degli obiettivi del movimento.
Cominciamo dalla definizione di movimento ecologista; in realtà, parlando con gli attivisti ci è difficile connotare con un unico aggettivo un’associazione che presenta varie istanze. XR non è solo un movimento ecologista, ma molto di più: si presenta come un attacco frontale non violento a «un sistema tossico – basato sull’estrazione di risorse naturali e sullo sfruttamento dell’uomo – e all’ipocrisia di una politica che sembra aver messo in agenda il tema della crisi climatica, ma sempre in un ottica legata al Pil quindi al profitto», denuncia Rebecca Thandiwe, una ragazza di 35 anni tra le prime ad aderire al movimento a Roma. XR non è nemmeno il tipico movimento caratterizzato da una gerarchia interna, ma è «l’accumularsi di pratiche di democrazia dal basso e di intelligenza collettiva, che pratica atti di disobbedienza civile» dice Andrea De Toma, 33 anni, ricercatore in “Ecologia vegetale” alla Sapienza di Roma. Allora più che etichettare questo movimento con un aggettivo, è utile usare una metafora: Extinction Rebellion è un megafono dei tanti problemi provocati dalla crisi climatica ed ecologica. Un megafono che potrebbe essere affiancato alla clessidra, il loro simbolo identificativo che manifesta l’urgenza di una crisi sentita sulla propria pelle; da qui l’idea di organizzarsi assieme per sensibilizzare tutti sulle conseguenze funeste a cui potremmo andare incontro se non cambiamo il nostro modello di sviluppo.
Ancor prima di elaborare una proposta politica, il primo punto che interessa a XR è che sia detta la verità; ossia che i cittadini siano informati correttamente sullo stato di emergenza che viene confermato dai continui report scientifici sul cambiamento climatico e sul collasso della biodiversità. Il passo successivo è la richiesta ai governi di un’azione immediata e poderosa per arrestare la distruzione degli ecosistemi e della biodiversità e azzerare le emissioni di gas serra già entro il 2025. Un cambiamento così radicale, da un’economia estrattiva a una generativa, non può affidarsi solamente alla politica tradizionale, per cui si propone – come terza richiesta – la creazione di assemblee cittadine con potere deliberativo che affianchino i governanti per favorire la transizione verso una società «in equità ed equilibrio con tutti gli esseri viventi», come si legge nel loro sito.
Se si considera l’ambizione di queste richieste, si capisce bene come parlare solo di cambiamento climatico sia riduttivo. Piuttosto, è la sfida a quello che definiscono a più riprese come «un sistema tossico» la più forte motivazione per scendere in strada a Roma. «Le nostre azioni – dice Andrea – sono rivolte verso target simbolici, come il governo o le grandi aziende, ma nel rivolgerci a loro lanciamo apertamente una sfida a ogni cittadino/a. La nostra volontà è mettere in discussione radicalmente l’attuale sistema socio-economico».
I ragazzi di XR sono consapevoli di come un’informazione chiara, accurata e pervasiva possa giocare un ruolo fondamentale per la loro missione. Ecco perché il messaggio di XR si rivolge anche alla stampa e ai media affinché – recita il comunicato sull’imminente “ribellione” – «raccontando con più incisività la crisi climatica ed ecologica, i suoi effetti e le decisioni sistemiche che la potrebbero mitigare, assolvano al loro immenso potenziale informativo ed educativo nell’aumentare la consapevolezza dei cittadini riguardo alla minaccia esistenziale che incombe». Secondo Andrea, a causa di un deficit di comunicazione, «non c’è consapevolezza di quanto noi esseri umani siamo legati al nostro ambiente. Se ci fosse consapevolezza di ciò, avremmo il substrato su cui far crescere le radici di un vero soggetto politico ecologista». Eppure degli allarmi per prendere in seria considerazione la crisi climatica ci sono stati: «Noi magari ora non ci rendiamo conto del problema, ma nel 2003 c’è stata un’ondata di caldo fortissima in Europa per cui ci sono stati 30mila 000 morti» ricorda Andrea.
Come riconosce Rebecca, il problema di fondo è la contraddizione tra problemi internazionali e governi nazionali. Per superarla, XR guarda al mondo con un approccio sistemico e cerca di coinvolgere quante più persone possibili. Secondo uno studio di scienze sociali della politologa americana Erica Chenoweth – che XR considera un riferimento culturale – basterebbe la partecipazione del 3,5% della popolazione mondiale per invertire la rotta del Titanic chiamato Terra. Riusciremo a costruire un futuro diverso da quello ora previsto?
La foto è di Maria Giulia Trombini per Extinction Rebellion Roma