«L’introduzione del reddito di base incondizionato costituisce una misura cruciale per poter conseguire gli obiettivi della dignità umana, della libertà e dell’uguaglianza che figurano nei testi fondamentali dell’Ue». È un brano dell’Iniziativa dei cittadini europei – una sorta di proposta di legge popolare a livello continentale – lanciata nei giorni scorsi per introdurre in ogni Paese dell’Unione una misura economica che assicuri «a ciascuno la sussistenza e la possibilità di partecipare alla società». Per arrivare sul tavolo della Commissione europea, la proposta deve essere sottoscritta da un milione di persone (siamo già a 30mila adesioni) suddivise in almeno sette Stati membri. La raccolta firme durerà un anno ed è sostenuta nel nostro Paese dalla rete Bin Italia (bin-italia.org).
Nella proposta, il reddito di base incondizionato viene definito da quattro criteri. Deve essere «universale», cioè versato a tutti; «individuale», dunque non legato alla situazione economica di altri familiari; «incondizionato», ossia non soggetto all’obbligo di accettare impieghi, frequentare corsi di formazione o essere impegnato in lavori socialmente utili; e «sufficiente», affinché consenta un tenore di vita dignitoso.
Ebbene, mentre a livello europeo si ragiona sulla possibilità di garantire a tutti un reddito di base che liberi i cittadini dalla miseria e dal ricatto di salari da fame, in Italia il presidente di Confindustria Bonomi va all’attacco del reddito minimo voluto dai grillini: «Non vogliamo diventare un Sussidistan». Alcuni giorni prima, il governatore emiliano Bonaccini ribadiva che «è il lavoro che dà dignità, non quell’assegno», che invece fa stare la gente «sul divano». Proprio mentre i media conservatori screditavano la forma di reddito nata in Italia nel 2019 perché percepita anche dalla famiglia dei fratelli Bianchi, accusati di omicidio volontario per la morte di Willy Monteiro Duarte a Colleferro.
Il punto è che «la Confindustria vuole che le misure governative anti-Covid siano perlopiù “politiche…
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