Come si può definire ciò che è sinistra da ciò che non lo è? Questa domanda è la domanda da farsi se si vuole cercare di costruire una politica nuova. E dico politica e non “sinistra nuova” perché penso che la politica nel senso illuminista del termine, da cui deriva anche la distinzione tra destra e sinistra, è probabilmente giunta al suo termine. Ma qui bisogna intendersi bene sul senso delle parole. Il politico moderno si propone all’elettore per essere eletto sulla base di un programma di amministrazione della cosa pubblica. Un elenco di cose da fare, di promesse da mantenere una volta eletti. Ma questa non è la sostanza della politica quanto più una questione più di marketing. Di fatto è ridurre la politica alla mera gestione della realtà materiale. Cosa che in effetti è anche importante. Ma certamente non si esaurisce in questo. L’azione politica è l’azione materiale. Tuttavia prima di essa il politico avrà certamente una ricerca e una idea della realtà che lo circonda. Perché il politico, colui che fa la politica, è un essere umano. E tutti gli esseri umano hanno un’idea del mondo. Non è possibile immaginare una realtà di un essere umano senza un’idea del mondo.
Ma attenzione: idea del mondo non si riferisce solo alla realtà materiale che ci circonda. Idea del mondo si riferisce, ed in realtà si riferisce in particolare, a un’idea della realtà umana. Cosa ci muove? Cosa ci appassiona e spinge a fare le cose? Cosa ci spinge a proporre una nostra idea politica o ad appassionarci a una determinata visione del mondo, qualunque essa sia? L’azione politica viene quindi dopo un’idea della realtà. E come detto non esiste essere umano senza un’idea del mondo, che, possiamo dire, è un’idea politica. Si potrebbe pensare che sia possibile una gestione della realtà senza avere un’idea del mondo e degli esseri umani che lo abitano. In realtà ciò non è possibile per il semplice fatto che pensare di non avere un pensiero al proposito è già esso un pensiero preciso sugli esseri umani. Il politico che dice “io intendo amministrare nel massimo interesse economico di tutti” in realtà ha un’idea ben precisa della realtà umana anche se dice che essa non è rilevante per il suo programma di governo. Immaginare che gli esseri umani sottostiano a forze economiche immateriali (la “mano invisibile” di Smith) è annullare e negare l’esistenza dei rapporti tra gli esseri umani. Sono infatti i rapporti tra le persone, nello specifico i rapporti economici, che realizzano qualcosa che poi, dimenticando l’esistenza di tali rapporti, viene pensato come una mano invisibile che regola quei rapporti.
Quella “cosa invisibile” non è altro che la risultante di tanti numerosissimi piccoli rapporti. In questi piccoli rapporti il danaro è il mezzo di comunicazione. Perché il denaro è un mezzo, non certamente un fine. Il fine, per gli esseri umani, è sempre altro, anche quando non sembra così. È sempre qualcosa di immateriale. La realtà materiale è semmai qualcosa che viene usata per fare rappresentazione, per significare qualcosa. La cultura in cui siamo immersi fin da bambini piccolissimi è quella che fa riferimento al logos occidentale. Quel pensiero che mette al primo posto la ragione, della primazia dell’utile sull’inutile, del non affetto sull’affetto. La gestione della realtà materiale, della polis, diventa l’attività della ragione che deve mettere da parte ciò che non è razionale, ciò che non è utile. E se questo è certamente importante e va bene per fare in modo che la realtà materiale sia al nostro servizio per la sopravvivenza, non funziona più quando il mettere da parte l’irrazionale diventa annullamento, cancellazione di esso. L’essere umano sarebbe tale per la sua caratteristica di essere razionale. Tutto ciò che non lo è diventa qualcos’altro di sconosciuto. L’uomo razionale per rimanere tale deve allora allontanare da sé l’irrazionale. E se non sa fare questa separazione, se fa scomparire quella realtà irrazionale da sé stesso, perde la sua umanità. Perde gli affetti. E inventa dio. Dio diventa ciò che non è ragione. Diventa ciò che permette agli artisti di essere geniali senza razionalità.
L’idea del mondo e degli esseri umani allora diventa quella di un universo macchina. In cui noi tutti siamo degli ingranaggi. Pezzi di una grande macchina che però, dato che gli esseri umani difficilmente si comportano da macchine, non si riesce mai a far funzionare bene. Potremmo dire che l’homo occidentalis basa il suo pensiero sulla scissione del pensiero dal processo affettivo (cfr. Massimo Fagioli, Una depressione, L’Asino d’oro edizioni, 2020). Ma cosa è questo irrazionale ingovernabile che impedisce la realizzazione della perfezione razionale? La ragione lo pensa come mostro violento e pericoloso. Ma viene denunciata nella sua stupidità dal genio di Kafka nella metamorfosi. Il mostro è in realtà la ragione. Perché il pensiero che perde l’irrazionale non capisce e ha paura. Deforma lo sconosciuto rendendolo inconoscibile. E poi collocandolo in qualcosa di conosciuto: l’essere terrificante, mezzo uomo e mezzo animale. L’irrazionale mostro. E viene detto che sarebbe quello che uccide senza motivo e che è in ognuno di noi, pronto ad esplodere. Ed ecco che gli artisti, i poeti, gli scrittori, i musicisti, le donne e i bambini non si capisce più cosa siano.
Il genio è un mostro? O è creatura divina? O entrambe le cose? La verità è che l’irrazionale è necessario all’esistenza di ogni società. Non può esistere una società perfettamente razionale. Sarebbe la pazzia totale. I tentativi nella storia ci sono stati. Sono i totalitarismi più terrificanti. È il nazismo, l’annullamento totale della realtà umana. Le società moderne sono organizzate secondo una concezione liberale che ha la sua matrice nella Rivoluzione francese. Ma quella rivoluzione liberale era monca perché aveva dimenticato, o meglio annullato, l’irrazionale. I diritti di libertà, uguaglianza e fraternità infatti valevano solo per gli uomini. Non per le donne e per i bambini. Era una rivoluzione solo razionale e quindi monca. Mancava la metà del mondo. Le donne e i bambini. E visto che l’irrazionale è necessario ma terrificante, la religione si prende il compito di contenerlo, di narcotizzarlo. La religione sono le bugie che vengono dispensate come lenitivo del senso di colpa di non essersi saputi ribellare alla cultura razionale in cui viviamo. Perché ribellarsi è difficile. Si rischia grosso. Perché non bisogna fare negazioni della realtà. Per fare una rivoluzione è necessaria grande intelligenza. La politica è idea che diventa azione, dicevamo. Come deve essere allora una politica di sinistra?
È semplice: non deve negare l’esistenza dell’irrazionale. Ne deve comprendere l’origine e la realtà superando la scissione millenaria. E di quel pensiero nuovo deve fare la base teorica della propria proposta politica. Questa è un’idea che ci ha regalato con il suo lavoro e la sua ricerca che ha compiuto in pubblico, qui su queste pagine per 11 anni, Massimo Fagioli. Ciò che ci rende esseri umani, diversi dagli animali, è il pensiero di esistenza di sé stessi che è immediatamente idea di rapporto con l’altro, che compare alla nascita per la reazione della materia biologica del cervello, la retina, alla realtà inanimata della luce. La reazione, che è specie specifica degli esseri umani, e ciò che ne deriva è ciò che ci fa quello che siamo. È la matrice del pensiero. È la capacità di amare, di fare le cose per niente, di fare cose che non hanno un utile. Fare cose il cui fine è soltanto dire ti amo. Il cui fine è dire io sono perché tu sei. Il cui fine è la realizzazione dell’altro che è realizzazione di sé stessi. La sinistra se vuole trovare una nuova strada deve comprendere questa dinamica. Perché è necessario questo pensiero nuovo che permette di superare la scissione che impera sulle menti degli esseri umani da 3mila anni, scissione che finché non verrà vista e superata impedirà sempre l’esistenza di una qualunque politica che non sia, in un modo o in un altro, di annullamento della realtà più profonda degli esseri umani e quindi impedirà la loro realizzazione. La sinistra deve rinnovarsi e trovare un rapporto completo con la realtà umana. La sinistra ha sempre avuto un rapporto con la realtà umana che è più reale di quello delle altre forze politiche perché ha alla sua base un’idea di uguaglianza materiale.
La novità possibile è che questo rapporto con la realtà umana superi la scissione e l’annullamento millenario e non sia più parziale. Non riguardi solo la realtà materiale. Ma comprenda anche la realtà psichica umana. Una realtà non materiale sempre annullata. È questo il pensiero nuovo che la sinistra deve accogliere per poter, finalmente, nascere.
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