Il compito della politica deve essere quello di mettere in campo un piano di ricostruzione nazionale che metta riparo alle macerie lasciate dal Covid. Economia, occupazione, coesione sociale, salute pubblica, istruzione, ricerca: c’è bisogno di un progetto di lungo respiro

Lo scorso 27 dicembre in tutta Europa, tranne che in Ungheria dove Orban ha deciso di disattendere gli accordi presi e di iniziare prima, è partito il Vax day, il giorno del vaccino. È una data destinata a cambiare il corso di una storia iniziata lo scorso inverno e che ha sconvolto un intero pianeta: mesi e mesi a combattere una battaglia contro un nemico invisibile ma potentissimo, che ha ucciso decine di migliaia di persone e mobilitato giorno e notte le migliori intelligenze di tutto il mondo per cercare un antidoto, un vaccino, in grado di riportarci alla vita che avevamo. Ma la partenza nel nostro Paese è stata a rilento, diversa da Regione a Regione, si impone dunque, una decisa accelerazione oppure “l’immunità di gregge” arriverà tra tanti, troppi mesi.

Dunque, il nostro compito di comunità, è quello di rimboccarci le maniche e provare a ripartire, continuando a rispettare le norme di tutela della salute fino a quando non sarà raggiunta la quota di vaccinati nella popolazione – il valore di soglia dovrebbe raggiungere il 60-70% – che ci metterà al riparo. Di fronte a questo scenario che richiama la necessità di fare presto e bene sul fronte sanitario, il compito della politica dovrebbe essere quello di mettere in campo, contestualmente, un piano di ricostruzione nazionale che metta riparo alle macerie lasciate dal Covid. Economia, occupazione, coesione sociale, salute pubblica, istruzione, ricerca: c’è bisogno di un progetto di lungo respiro che sappia indicarci una via di sbocco e un paradigma economico che superi il turbocapitalismo liberista che ci ha portato dove eravamo dieci mesi fa, prima dell’arrivo della pandemia: in una situazione già segnata dalla mancanza di crescita e da diseguaglianze sociali mai viste precedentemente.

Appare surreale, per non dire irresponsabile, parlare di crisi di governo in questo contesto. Eppure, non si sta facendo altro da settimane: stiamo assistendo a un dibattito che rappresenta un unicum nel panorama europeo mentre la pandemia continua a contagiare e uccidere le persone e a piegare l’economia. Da dove nasce questa ennesima e tragicomica crisi? Dalla necessità di un leader di un partito minoritario – a rischio estinzione come Iv di Matteo Renzi – di dimostrare la propria esistenza. È una crisi esistenziale.
Durante la prima ondata pandemica il nostro governo (e i partiti della maggioranza), malgrado sapessimo davvero poco del Covid-19, è stato in grado di…

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L’autore: Cesare Damiano, già ministro del lavoro, è presidente di Lavoro&Welfare


L’articolo prosegue su Left dell’8 gennaio 2021

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