La scuola pubblica ha bisogno di soluzioni sul breve e sul lungo termine, dentro e oltre l’emergenza. A cominciare da una sorveglianza sanitaria attiva per consentire al più presto un rientro sicuro in aula, e da un intervento economico sostanzioso sfruttando l’occasione del Recovery fund

Ripartire dalla scuola pubblica come gesto radicale per cambiare il presente. Da qui in avanti, questa consapevolezza deve entrare nelle priorità di chi governa e del Paese intero. L’uscita da questa crisi avverrà solo se saremo capaci di tale cambiamento di rotta.

La pandemia ha reso evidente lo smantellamento dell’istruzione pubblica avvenuto negli ultimi decenni, insieme al totale disinteresse che un’intera classe politica ha nei confronti dei diritti dei/delle minori, della formazione e della cultura.

Garantire l’apertura di tutte le scuole in presenza, sicurezza e continuità, ribaltando le attuali priorità governative, è cogliere l’occasione da dentro questa crisi per ri-attivare un ragionamento sul ruolo del welfare pubblico nel presente e nel futuro – di una sua trasformazione, di una sua accessibilità potenziata. Organizzare tempestivamente l’apertura di tutte le scuole in presenza significa dare priorità al necessario rafforzamento del pubblico attraverso un suo finanziamento massiccio, invece di investire su una tecnologia proprietaria che, così applicata, non potrà mai fare scuola.

La scuola pubblica ha bisogno di soluzioni sul breve e sul lungo termine, dentro e oltre l’emergenza. Sul breve termine un rientro in sicurezza e continuità, in questo momento in Italia, significa garantire per tutta la popolazione scolastica screening di ingresso, così come organizzati ad esempio dalla Regione Toscana, e monitoraggio regolare. Quest’ultimo, come il movimento Priorità alla scuola chiede da aprile, renderebbe le scuole dei veri e propri…


L’articolo prosegue su Left del 15-21 gennaio 2021

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