La scrittura a mano, che si celebra nella Giornata mondiale del 23 gennaio, è un tratto distintivo dell’essere umano, come la voce e il volto. E per il suo apprendimento è necessaria una dimensione di fantasia. Scrivere, insomma, è un atto creativo. Non si tratta di imitazione

Il sito International pen friends conta oggi circa 300mila iscritti in 192 Paesi e promuove la corrispondenza di lettere tra bambini, adolescenti e adulti di tutto il mondo. Il suo obiettivo principale è quello di conservare l’arte della scrittura delle lettere.
Nell’era digitale tanti scelgono ancora di scrivere a mano e, per conservare questa abilità, il 23 gennaio si celebra in tutto il mondo la Giornata della scrittura a mano.
Ormai è noto che la scrittura ha cambiato la storia dell’umanità e la sua invenzione ha datato la transizione dalla preistoria alla storia. Con il passaggio dall’oralità alla lingua scritta, l’uomo non ha più bisogno di utilizzare moduli fissi o frasi fatte per trasmettere la tradizione, la cultura e la memoria della propria civiltà. Questa è affidata ai libri. Ora attraverso la lingua scritta l’essere umano è libero di comunicare il proprio pensiero e le proprie emozioni.

La scrittura è nata in luoghi diversi, in modo indipendente, per rispondere alle necessità di contatti economici, sociali e culturali. Nel corso dei secoli la scrittura ha assunto valore anche da un punto di vista antropologico, poiché non trasmetteva soltanto dati relativi all’aspetto utilitaristico della vita dei popoli, ma coinvolgeva anche la sfera sociale e culturale. Carlo Magno, ad esempio, utilizzò la scrittura denominata “minuscola Carolina” come strumento unificante dei popoli dell’impero, anche se ogni area geografica ha rivendicato il proprio tratto distintivo attraverso specifiche caratteristiche grafiche. La scrittura inglese era sottile ed elegante, quella francese e spagnola tondeggiante, mentre quella italiana era grande e rotonda. Potremmo quindi ipotizzare che la calligrafia rappresenti elementi identitari sia collettivi sia individuali.
«Neurologi, antropologi e linguisti sono tornati a rifare la storia della scrittura per indagare che cosa ha significato nell’esperienza sensoriale dell’individuo l’invenzione della scrittura… e per capire cosa ha significato per il cervello umano la sfida di praticare la lingua non solo con le orecchie ma anche con gli occhi e con la mano», afferma Francesco Sabatini nel corso di formazione 2017/18 Leggere e scrivere,  dell’Accademia della Crusca.
Come si impara a scrivere? Si è scoperto che…


L’intervista prosegue su Left del 22-28 gennaio 2021

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