L’ex batterista dei Nirvana e frontman dei Foo Fighters ci parla del nuovo album Medicine at Midnight. E sul declino degli Stati Uniti? «Non è iniziato con Trump, solo un ipocrita potrebbe dirsi sorpreso di quello che è successo a Capitol Hill» dice Dave Grohl

Essere stati batteristi dei Nirvana avrebbe riempito la vita (e la carriera) di molti musicisti. Dave Grohl invece, come ha raccontato in un leggendario talk al festival South by Southwest, in preda alla depressione per la fine dei Nirvana si è chiuso in uno studio e – registrando tutti gli strumenti da solo – ha dato i natali al suo nuovo progetto che, quasi per scherzo, definì Foo Fighters. Nacque così una delle band più influenti e amate degli ultimi anni, di cui Dave Grohl è leader, cantante e chitarrista.
I Foo Fighters nel 2020 hanno compiuto venticinque anni di attività e il loro decimo album Medicine at Midnight è stato terminato a gennaio dell’anno scorso con l’idea di essere un “party album”: un’occasione per festeggiare l’anniversario con un tour mondiale di almeno due anni.
La pandemia si è però messa di traverso, posticipando i festeggiamenti della band e dei suoi centinaia di migliaia di fan in tutto il mondo pronti ad ascoltarli dal vivo.

Persino la presentazione dell’album alla stampa si è dovuta adeguare alla pandemia ed è avvenuta attraverso le modalità con cui ormai siamo tutti abituati a riunirci in questo anno difficile: in videoconferenza. Puntuale come un orologio svizzero Dave si è connesso con noi giornalisti, sorridente e disponibile.
È un vero e proprio fiume in piena, spontaneo e diretto; la promozione dell’album gli interessa fino ad un certo punto, vuole raccontare «i suoi sentimenti verso sé stesso, la sua musica e i suoi fan in questo anno terribile», e vuole raccontarci quello che pensa «sul futuro del rock» e del suo Paese.

Dave Grohl non si definisce «un artista “politico”», anzi, dice di essersi tenuto «sempre lontano dalla politica come segno di ribellione nei confronti del padre, giornalista e poi speechwriter per i Repubblicani a Washington DC». Eppure lui e i suoi Foo Fighters hanno spesso suonato a sostegno dei Democratici americani, nella vita reale e addirittura in fiction con un cameo nella mitica serie West Wing, la creazione di Aaron Sorkin, in cui la band di Dave Grohl sostiene il candidato democratico – e di retaggio latinos – Matt Santos che nel 2006 sembra prevedere nella finzione l’avvento reale di Obama. Da ultimo Joe Biden ha invitato i Foo Fighters a cantare “Time like these” alla sua cerimonia di insediamento. Secondo Dave Grohl, «il presidente« non l’ha invitato «a cantare quella canzone perché abbia contenuti politici nel testo, ma per…


L’articolo prosegue su Left del 19-25 febbraio 2021

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