Il consumo di suolo è un fenomeno che in Italia non è mai stato veramente contrastato. Chi ci ha provato ha visto finire la propria proposta di legge in un cassetto. Ma ora lo stop alla cementificazione selvaggia è urgente. Per difendere la salute e ridurre gli sprechi

Nel luglio 2012, Mario Catania, rigoroso e competente ministro per l’Agricoltura del governo presieduto da Mario Monti, portava alla discussione parlamentare il disegno di legge Valorizzazione delle aree agricole e contenimento del consumo del suolo. Dopo anni di denunce da parte degli urbanisti raccolti intorno a Eddyburg, lo straordinario sito di approfondimento e denuncia di Edoardo Salzano (scomparso nel 2019), finalmente il governo rompeva il silenzio istituzionale e metteva all’ordine del giorno del Parlamento una questione fondamentale per il futuro del Paese.

Era lo stesso ministro Catania a fornire le cifre del disastro causato dalla deregulation urbanistica: ogni giorno, affermava la sua relazione di accompagnamento della legge, vengono cementificati 100 ettari di territorio agricolo. Si distruggono paesaggi storici, si rendono ancora più invivibili le città e si distrugge la sovranità alimentare. A furia di distruggere una risorsa preziosa e irriproducibile come il suolo fertile, l’Italia deve infatti acquistare sul mercato mondiale sempre maggiori quantità di alimenti. Cementificare fa male alla salute e al portafoglio perché la bilancia dei pagamenti va in rosso, mentre se si bloccasse la speculazione immobiliare, risparmieremmo ingenti risorse economiche e potremmo creare posti di lavoro nella filiera alimentare.

Dopo cinque mesi il Partito democratico metteva la parola fine al…

 


L’articolo prosegue su Left del 26 febbraio – 4 marzo 2021

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