Nel 2020 in Italia sono aumentati i Neet, i giovani che non lavorano, non studiano e non sono inseriti in un percorso formativo. E la maggior parte sono ragazze. Ecco alcune proposte per cambiare rotta

I dati parlano chiaro: la crisi economica e sociale causata dal Covid-19 colpirà soprattutto donne e giovani, e ancora di più le giovani donne Neet (Not in education, employment or training).
Le donne, in prima linea durante l’emergenza sanitaria, fuori e dentro casa, hanno subìto gli effetti pesantissimi della crisi del mercato del lavoro. I dati Istat pubblicati a fine febbraio 2021 fotografano una situazione decisamente preoccupante: l’occupazione femminile ha perso circa un punto percentuale rispetto all’anno precedente (2019). In valori assoluti, su 444mila posti di lavoro persi, 310 mila erano di donne, ovvero il 70%. I dati sono ancora più allarmanti se si prende in esame il solo mese di dicembre 2020 in cui, su 101 mila posti di lavoro persi, 99 mila erano di donne, ben il 98%, e quasi interamente giovani e under 50.
I giovani, rimasti per troppo tempo nell’ombra e fortemente trascurati dalla politica già prima dell’emergenza sanitaria, hanno visto ridursi drasticamente le opportunità lavorative, rinunciando spesso alle proprie ambizioni professionali e private. Il tasso di disoccupazione giovanile nell’ultimo trimestre 2020 ha infatti sfiorato il 30%, posizionando l’Italia tra gli ultimi Paesi in classifica nell’area euro.

L’emergenza sanitaria ha gravato maggiormente sul settore dei servizi, dal turismo al settore alberghiero e della ristorazione, dove il tasso di occupazione femminile è più alto rispetto a quello maschile e dove spesso vengono richiesti profili professionali di “primo ingresso” per le/i giovani Neet. Ci si chiede quindi quali saranno le conseguenze per le giovani donne Neet, doppiamente “svantaggiate”, in quanto donne e giovani.

Neet, un universo femminile
Secondo i dati Eurostat, dall’inizio della pandemia sono aumentate le giovani e i giovani che non studiano e non lavorano in tutta Europa. L’Italia si conferma essere il primo Paese europeo per numero di Neet presenti sul territorio (20,7%), con un valore percentuale di circa 10 punti superiore alla media degli altri Paesi europei (12,5%). Nel nostro Paese ancora due milioni di ragazzi e ragazze tra 15 e 29 anni non lavorano e non studiano, ben 1 su 5. La pandemia ha avuto un impatto significativo sulle ragazze. Solo nel 2020, infatti, le Neet sono aumentate di 36 mila unità (+2,7%).
Anche nel caso dei Neet emerge quindi un sostanziale divario di genere, confermato dai dati Istat aggiornati al terzo trimestre 2020: la condizione è più diffusa tra le giovani, che rappresentano il 30,6%, contro il 20,2% dei ragazzi, e…

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Le autrici: Chiara Parapini e Vittoria Pugliese fanno parte di Action Aid, Unità Gender and Economic Justice


L’articolo prosegue su Left del 12-18 marzo 2021

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