Le riflessioni e le intuizioni della grande scienziata scomparsa nel 1993 offrono spunti importanti oggi per uscire dalla crisi causata dalla pandemia e per un serio dibattito sulla transizione ecologica. Un patrimonio di idee che ci viene restituito attraverso due libri

Ho molto condiviso la sfida lanciata da Barbara Bonomi Romagnoli e Marina Turi con il loro libro Laura non c’è, col quale calano nella realtà di oggi Laura Conti, il suo sterminato lavoro scientifico e impegno politico sociale. C’era un grande bisogno di questo tentativo perché in un periodo così difficile per l’intera umanità si sente un grande bisogno della genialità di Laura Conti, che invece è stata dimenticata. È stato fatto quindi un lavoro utile, reso possibile dalla casa editrice Fandango libri che lo ha pubblicato, dandogli però ulteriore forza proponendo la ristampa di una delle opere più suggestive di Laura Conti “Una lepre con la faccia di bambina”.

Mi ha convinto l’idea delle due autrici non tanto e non solo per il legame di amicizia ed affetto che mi lega ad entrambe, in particolare a Marina, ma perché ho trovato convincente la loro idea di riportare Laura Conti e il suo ambientalismo scientifico al centro del confronto político culturale che si sta sviluppando su come uscire da questa terribile crisi causata dalla pandemia. Ragionare su Laura Conti se non altro ci aiuta a non dare per scontato nulla, soprattutto quella paccottiglia ideologica che televisioni e giornali spesso diffondono e cioè che la tragedia comune in cui la specie umana è coinvolta ci ha reso più solidali, pronti a rivedere egoismi e stili di vita insostenibili. Laura avrebbe ridicolizzato questi predicatori interessati, fatto capire che la sostenibilità sociale ed ambientale è solo una delle opzioni, che però solo una lotta collettiva può rendere viabile, perché tanti “ecofurbi” stanno alacremente lavorando per tornare alla normalità di prima, con le sue disuguaglianze e insostenibilità ambientali.

La diffusione dei saperi e della cultura sono condizioni indispensabili per uscire da questa crisi tremenda. Un popolo e un Paese senza memoria, in cui non esiste diffusione dei saperi e cultura non può incamminarsi verso nessuna transizione, tantomeno quella ecologica. Anche per questa ragione è importante il lavoro fatto dalle due autrici, così come la decisione di Fandango di ristampare Una lepre con la faccia di bambina.
Laura non c’è immagina una Laura Conti viva e centenaria immersa nelle tragedie di oggi. Con un linguaggio tutto al femminile, propone sette dialoghi con altrettante donne, rappresentative delle grandi domande di cambiamento, dalla donna medico alla ragazzina di Friday for future, dalla femminista all’attivista vegana. Barbara Bonomi e Marina Turi ci riconsegnano una Laura Conti pienamente coinvolta nelle terribili inquietudini del mondo odierno, travolto dalla crisi ambientale, di cui il cambio climatico è solo…

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L’illustrazione è tratta dalla copertina del libro Laura Conti. Alle radici dell’ecologia di Chiara Certomà, edizioni Legambiente Onlus


L’articolo prosegue su Left del 26 marzo – 1 aprile 2021

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