L’attenzione globale è concentrata sulla corsa al vaccino, che degenera anche in fenomeni di apartheid. Ma non si ferma lo sfruttamento del pianeta sebbene sia noto che il degrado ambientale e la perdita di biodiversità contribuiscono alla nascita di virus “nuovi” come il Sars-Cov-2

Ormai siamo destinati a parlare solo di vaccini. Da mesi seguiamo passo dopo passo la loro accelerata scoperta, instabile produzione, incerta ed iniqua distribuzione. Ne centelliniamo gli effetti avversi, enfatizzati anche da ragioni geopolitiche, insinua Forbes. Ovvio, direte voi, di cosa dovremmo parlare dopo 15 mesi di pandemia? Eppure, nessuno avrebbe mai immaginato un anno fa che un ordinario strumento di salute pubblica sarebbe diventato in tempi così rapidi merce tanto agognata. Nel mezzo della tempesta, i vaccini tengono banco come la pallottola magica per sconfiggere il virus, come la strategia vincente di riconfigurazione della geopolitica, in uno scenario mondiale sempre più scheggiato nelle crepe di una comunità degli Stati irrimediabilmente priva del senso di sé e della pratica di multilateralismo, necessaria in tempo di pandemia. Lo scorso 8 aprile, la iniziativa internazionale Covax ha annunciato trionfalmente di aver inviato 38 milioni di dosi a 102 economies (sì, le chiamano così: non Paesi), l’equivalente di somministrazione per 19 milioni di persone, mentre il 90% dei vaccini è stato accaparrato dai governi in cui vive il 16% della popolazione mondiale. Non a caso, si parla ormai di apartheid dei vaccini, sancito da irremovibili monopoli della proprietà intellettuale al Wto ( World trade organization).

Dopo aver utilizzato a manetta la metafora della guerra, del nemico, della difesa e della trincea come cifra narrativa per raccontare il contagio, sarebbe una lungimirante scelta di riparazione l’utilizzo del vaccino oggi disponibile per immunizzarsi dal virus della violenza, l’uso del vaccino per fare la pace: la pace tra Israele e Palestina, o tra India e Kashmir – solo per citare due ferite purulente della storia contemporanea. Accade invece l’opposto. In Medio Oriente, gli occupanti israeliani si vaccinano senza curarsi minimamente degli occupati palestinesi. Altrove, la pandemia sociale ed economica che accompagna Sars-Cov-2 stratificando ulteriormente le disuguaglianze incalza le giovani generazioni a manifestare contro l’asfissiante autocrazia di governi corrotti che respingono con la forza ogni sussulto di riscatto e di regimi militari che sottraggono con le armi ogni possibilità di democrazia e futuro.
Ma noi parliamo solo di vaccini. Siamo sicuri che basti, che sia la cosa giusta da fare? Questa attenzione ossessiva dedicata alla soluzione farmaceutico-immunitaria, pur se comprensibile, ci dice che non abbiamo capito e che non vogliamo capire la dura ma razionale pedagogia di Sars-Cov-2. I vaccini sono importanti, evidentemente, ma l’esclusivo focus su questi strumenti allontana il ragionamento dalle cause profonde che…

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L’autrice: Nicoletta Dentico, giornalista, esperta di salute globale e cooperazione internazionale è autrice di Ricchi e buoni? Le trame oscure del filantrocapitalismo (Emi, 2020) e con Eduardo Missoni di Geopolitica della salute. Covid-19, OMS e la sfida pandemica (Rubbettino, 2021)


L’articolo prosegue su Left del 16-22 aprile 2021

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