La rete stradale e ferroviaria del Meridione avrebbe urgente bisogno di essere rinnovata. Ma nel governo, Lega, Forza Italia e renziani spingono per costruire la super infrastruttura sullo stretto di Messina. Un diversivo per nascondere l’ennesimo travaso di soldi al Nord

Quando si tratta di prendere in giro gli abitanti del Sud ecco che spunta immancabilmente fuori l’ipotesi del Ponte sullo Stretto. Da Forlani, a Berlusconi, a Renzi fino a Draghi, ormai quella del Ponte è una storia che si dipana nel corso degli ultimi decenni con sempre lo stesso finale: promesse a vuoto a cui, dopo le elezioni di turno, segue un nulla di fatto. In Parlamento addirittura è appena nata la coalizione per il Ponte sullo Stretto: i renziani si sono alleati a Lega e Berlusconi. Non proprio una garanzia per il Sud, visto che sono tutti personaggi che hanno, da sempre, avuto un occhio di riguardo per favorire “prima il nord”. Il Ponte potrebbe così essere usato come arma di distrazione di massa per “buttare la palla avanti” mentre nelle interviste dei vari ministri si spostano quote percentuali sempre più rilevanti dei fondi del Next generation Eu verso Nord. La preoccupazione poi aumenta se si pensa che è quasi certo che il governo presenterà il Piano di rilancio alle Camere il 26 aprile e lo manderà a Bruxelles il 30.

Meno di cento ore per il dibattito in Parlamento, mentre nel Paese non ci sarà tempo nemmeno di leggere il Pnrr. D’altra parte è risaputo che il parere dei cittadini in epoca post democratica conta poco o nulla. Così saranno decise in Italia le politiche pubbliche del prossimo decennio, praticamente senza discussione alcuna dato che tutti, o quasi, i partiti fanno parte della maggioranza.
Anche senza entrare nei dettagli tecnici o nelle problematiche ambientali che riguardano la costruzione del Ponte, basti ricordare che per ferrovie, strade, telecomunicazioni, rete idrica, energia, secondo l’analisi della Facoltà di Ingegneria della Sapienza di Roma, sulla base del lavoro degli Stati generali svoltisi nell’estate del 2020 e coordinato dall’attuale ministro Colao, l’Italia nel suo insieme (fra Nord e Sud, operando la celebre “media del pollo”) è addirittura in 53esima posizione nel mondo. Il solo Mezzogiorno, dove si viaggia a binario unico, dove non c’è Alta velocità, carente in strade, telecomunicazioni, rete idrica, energia, in che posizione si colloca?

Così mentre il dibattito sulle grandi infrastrutture nel Meridione è incentrato esclusivamente sull’eterna ed affabulatoria diatriba sul Ponte sullo Stretto, poche settimane fa in Regione Sicilia è arrivata la comunicazione da parte di Rete ferroviaria italiana (Rfi) dell’avvio della gara d’appalto da dieci milioni di euro per ripristinare parte del collegamento tra Gela e Catania interrotto dopo il crollo di un ponte all’altezza di Niscemi ben dieci anni fa, nel maggio 2011. Oggi per andare da Gela a Catania in treno e percorrere una distanza di circa 110 chilometri occorrono circa cinque ore. Per non parlare di…


L’articolo prosegue su Left del 23-29 aprile 2021

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