Le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza sono scarse e privilegiano la ricerca legata all’impresa privata. Non c’è stata la svolta rispetto al finanziamento della ricerca scientifica. E le proposte del “piano Amaldi”, sostenuto da molti studiosi, sono state disattese

Non è purtroppo avvenuto con il Piano nazionale di ripresa e resilienza quel cambio di passo tanto atteso per la ricerca italiana, nonostante proprio l’Unione europea avesse riconosciuto la ricerca scientifica tra le priorità di investimento pubblico per il rilancio. Era necessario per l’Italia un cambio di paradigma che prevedesse un utilizzo coraggioso ed illuminato dei fondi del Next generation Eu per la ripresa post pandemia e per la costruzione del nostro futuro.

Oggi in Italia, gli investimenti pubblici in ricerca e sviluppo ammontano allo 0,5 % del Pil (0,32 % per la ricerca di base e 0,18 % per la ricerca applicata) che in termini assoluti corrispondevano nel 2019 a un investimento di 9,3 miliardi di euro (6 circa in ricerca di base e 3 in ricerca applicata) molto al di sotto della media dei…

* L’autrice: la biologa Serena Pillozzi è docente all’Università di Firenze e responsabile “Salute e ricerca” di Sinistra italiana


L’intervista prosegue su Left del 7-13 maggio 2021

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