Dopo 15 mesi di pandemia dovrebbe essere chiaro a tutti che il Servizio sanitario nazionale ha bisogno di una grande riforma. Eppure la questione non è al primo punto dell’agenda di tutte le forze politiche e non compare fra le riforme orizzontali del Recovery plan

Il 14 maggio si tiene l’assemblea generale degli iscritti e dei delegati della Funzione pubblica Cgil medici e dirigenti sanitari, con la partecipazione del segretario generale della Cgil  Maurizio Landini. L’incontro vuole essere un importante momento di riflessione e di discussione ed avviene alla fine di un lungo percorso di partecipazione, che ha visto coinvolti gli iscritti e i delegati delle aziende sanitarie ed ospedaliere in assemblee che si sono svolte in tutto il territorio nazionale. 

Assemblee nelle quali si è discusso da un punto di osservazione “privilegiato”, che è quello dei lavoratori della sanità, di cosa ci ha insegnato ciò che è accaduto in questi ultimi 15 mesi, di ciò che si poteva fare e non è stato fatto e di ciò che si dovrebbe fare affinché ai cittadini di questo Paese non sia mai più negato il diritto alla cura e all’assistenza. 

Perché la pandemia ha reso evidente in maniera plastica quanto sia fragile in questo Paese il sistema di presa in carico e di cura dei cittadini: indistintamente nei territori, negli ospedali, nelle residenze socioassistenziali. Anche in parti del Paese che si pensavano al sicuro dal punto di vista dell’assistenza e della cura dei cittadini ci si è resi conto della fragilità del nostro sistema sanitario al pari di altri territori dove da tempo non è più garantito il diritto alla salute. E per dirla da un altro punto di osservazione, ci si è resi conto di come ai lavoratori della sanità, a fronte dell’enorme impegno quotidiano profuso incontrando difficoltà di ogni genere, non sia concesso di garantire il diritto alla salute alle persone che assistono e curano.

Noi pensiamo che questo sia un punto nodale di tutta la nostra azione sindacale: nei luoghi dove viene negato il diritto alla salute ai cittadini, dove non è garantita la dignità e la sicurezza dei lavoratori, la nostra deve diventare prima di tutto una battaglia di civiltà, che ci deve vedere tutti impegnati, anche prima di qualsiasi rivendicazione contrattuale. Avendo molto chiaro che l’alleanza fra chi offre cura ed assistenza e chi le riceve, fra lavoratori e cittadini, rappresenta la chiave di volta di un Servizio sanitario nazionale universalistico e solidale.

Oggi dovrebbe essere chiaro a tutti che il nostro Servizio sanitario nazionale ha bisogno di una grande riforma. Uso il condizionale perché è francamente incomprensibile che questa questione non sia al primo punto dell’agenda di tutte le forze politiche e che non sia stata considerata fra le riforme orizzontali del Recovery plan insieme a pubblica amministrazione e giustizia, a fronte del fatto che a milioni di cittadini di questo Paese, nella prima fase della pandemia, sia stato negato il diritto alla salute. Recovery plan che…

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L’autore: Guglielmo Lanza fa parte dell’Esecutivo nazionale Fp Cgil medici e dirigenti del Servizio sanitario nazionale

 


L’articolo prosegue su Left del 14-20 maggio 2021

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