C’è un mandato di cattura internazionale per due degli assassini cileni di uno dei cittadini italiani scomparsi in Cile nei giorni successivi al golpe di Pinochet contro Allende. Condannati al processo Condor di Roma, possono essere estradati per scontare l’ergastolo in Italia

A Temuco è appena iniziato l’inverno quando le autorità locali ricevono improvvisamente, dal caldo afoso del giugno di Roma, un mandato di cattura internazionale che può contribuire a chiudere il cerchio, almeno a livello giudiziario, di una tragica vicenda durata quasi 50 anni. Siamo in Cile nella regione di Araucanía, a circa 700 km a sud di Santiago, nel cuore delle terre che un tempo lontano erano dei Mapuche. Ed è qui che all’inizio degli anni Settanta viveva con sua moglie Fresia Cea e la figlia Maria Paz, Omar Venturelli Lionelli, nato in Cile da una famiglia originaria di Pavullo (Modena). Il mandato di cattura spiccato dalla procura generale di Roma riguarda due dei suoi sequestratori, torturatori e assassini, i militari Orlando Moreno Vasquez e Manuel Vasquez Chahuan, rispettivamente sergente e ufficiale dell’esercito in forza a Temuco nel cui carcere pubblico Venturelli fu visto per l’ultima volta in vita all’inizio dell’ottobre del 1973. Era stato arrestato con un escamotage poco meno di un mese prima, nei giorni successivi al golpe di Pinochet che l’11 settembre aveva drammaticamente messo la parola fine alla democrazia guidata da Salvador Allende e insediato il regime di terrore che avrebbe resistito fino al marzo del 1990.

Imputati in concorso con altri militari per i delitti di omicidio pluriaggravato e di sequestro di persona, nel processo “Condor” che si è celebrato a Roma, Moreno Vasquez e Vasquez Chahuan sono stati condannati all’ergastolo dalla corte di Assise d’appello nel 2019 e nei giorni scorsi la sentenza è divenuta definitiva avendo gli imputati rinunciato al ricorso in Cassazione. Di qui il mandato di arresto internazionale che dovrebbe essere eseguito dalle forze dell’ordine cilene in collaborazione con l’Interpol. Il condizionale è d’obbligo in casi come questi ma cerchiamo di capire meglio con Giancarlo Maniga, avvocato di parte civile della figlia di Venturelli, Maria Paz, che da anni vive in Italia. «Intanto va detto che non è una novità l’atto procedurale in sé – osserva Maniga. Già una decina di anni fa dopo le sentenze del processo “Esma” erano stati emessi da Roma mandati di cattura internazionali nei confronti di militari argentini responsabili di crimini contro cittadini italiani desaparecidos durante la dittatura civico-militare degli anni Settanta. La novità è che questa volta, contro dei militari cileni, ci sono le condizioni che l’operazione vada a buon fine e stiamo lavorando affinché si concretizzino l’arresto e l’estradizione in Italia di Moreno Vasquez e Vasquez Chahuan per scontare la pena all’ergastolo».
Ma quale è stata la “colpa” di Omar Venturelli? Dirigente del Movimiento de izquierda revolucionaria, il nostro connazionale aveva guidato i contadini mapuche nell’occupazione delle terre regalate dallo Stato ai coloni europei. All’epoca era un sacerdote e a causa del suo attivismo nel 1968 fu sospeso a divinis dal vescovo Bernardino Piñera (zio dell’attuale presidente cileno). Divenuto professore di sociologia all’Università di Temuco, si sposò con Fresia Cea Villalobos (anche lei insegnante) e insieme proseguirono la lotta per i diritti dei Mapuche. Nel 1971 è nata Maria Paz, che oggi vive a Bologna e fa parte dell’associazione 24 Marzo grazie alla quale si è potuto celebrare il processo “Condor”. «Come molti professori della sua facoltà – racconta Maria Paz – mio padre era considerato individuo pericoloso per la sicurezza dello Stato». Nonostante ne fosse consapevole e ricevesse continue minacce, il 16 settembre 1973 (5 giorni dopo il golpe) si presentò spontaneamente ai militari della caserma Tucapel. Fu suo padre, Roberto, a convincerlo. «Mio nonno – racconta Maria Paz – ne aveva parlato… [prosegue su Left in edicola dal 2 luglio 2021]

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All’interno dell’inchiesta la storia di Juan Montiglio, l’italiano che guidava la scorta di Allende

C’è un terzo nome sul mandato di cattura internazionale contro Orlando Moreno Vasquez e Manuel Vasquez Chahuan. Si tratta di Rafael Ahumada Valderrama. Il militare cileno, ai tempi tenente del reggimento Tacna, è stato condannato in via definitiva per sequestro ed omicidio di un giovane di origini piemontesi, Juan José Montiglio Murúa, studente di biologia e capo del Gap (Gruppo di amici del presidente) di Salvador Allende, la scorta più fidata del presidente composta da giovani socialisti. Secondo alcuni sopravvissuti alle fasi immediatamente successive all’attacco al palazzo presidenziale della Moneda, Montiglio è stato catturato l’11 settembre 1973 e fucilato due giorni dopo a…


L’inchiesta di Federico Tulli prosegue su Left del 2-8 luglio 2021

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SOMMARIO

Scrivevo già per Avvenimenti ma sono diventato giornalista nel momento in cui è nato Left e da allora non l'ho mai mollato. Ho avuto anche la fortuna di pubblicare articoli e inchieste su altri periodici tra cui "MicroMega", "Critica liberale", "Sette", il settimanale uruguaiano "Brecha" e "Latinoamerica", la rivista di Gianni Minà. Nel web sono stato condirettore di Cronache Laiche e firmo un blog su MicroMega. Ad oggi ho pubblicato tre libri con L'Asino d'oro edizioni: Chiesa e pedofilia. Non lasciate che i pargoli vadano a loro (2010), Chiesa e pedofilia, il caso italiano (2014) e Figli rubati. L'Italia, la Chiesa e i desaparecidos (2015); e uno con Chiarelettere, insieme a Emanuela Provera: Giustizia divina (2018).