La giunta di Fontana vuole riformare la sanità all’insegna di altre privatizzazioni. Persino nella medicina territoriale. E insiste nel fallimentare progetto di delegare la cura dei malati cronici a strutture for profit. A nulla è servita la lezione della pandemia

Medici di famiglia abbandonati a se stessi. Privatizzazioni selvagge. Sanità territoriale demolita perché poco redditizia. Malati cronici spinti verso strutture for profit, per ottimizzare le spese a discapito della qualità delle cure. Così si presenta il sistema socio-sanitario regionale lombardo che la vicepresidente e assessore al Welfare Letizia Moratti si appresta tutto sommato a confermare.
Entro fine anno, infatti, la Lombardia revisionerà la propria normativa sulla sanità: la sperimentazione voluta da Maroni nel 2015 con la legge regionale 23 era stata autorizzata dal governo per un periodo di cinque anni, ed ora è in scadenza. Ebbene, dai primi documenti ufficiali emergono le intenzioni del Pirellone di compiere sì alcuni cambiamenti, senza però voler intervenire sulle fondamenta privatistiche del proprio sistema sanitario regionale.

Non è bastato dunque l’epocale stress test della pandemia – con le Rsa divenute lazzaretti, le lacune enormi nel prevenire i contagi e curare i pazienti Covid sui territori, i camion con le bare a Bergamo – a far sorgere qualche dubbio a Fontana e soci. La giunta non molla la presa neppure sulla manovra che rischiava di delegare ai big del privato la cura dei malati cronici, con un esperimento unico in Italia, sebbene l’operazione risulti al momento respinta dai cittadini.

Le uniche correzioni positive previste nella nuova normativa sanitaria regionale – al momento – sono quelle che riprendono alcune prescrizioni del governo. Ma vediamo in dettaglio come sono andate le cose.
«La legge regionale 23 aveva estremizzato i difetti delle precedenti norme volute da Formigoni e ha degli aspetti di forte contrasto con la legge 833 che fonda il Servizio sanitario nazionale – spiega a Left Vittorio Agnoletto, medico del Lavoro e docente di Globalizzazione e politiche della salute alla Statale di Milano -. Adesso la sperimentazione lombarda è in scadenza, una commissione paritetica governo-Regione ha espresso una valutazione, e Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, ente che monitora e supporta le Regioni nel tutelare la salute dei cittadini, ndr) ha sollecitato il governo regionale ad intervenire su alcuni fronti. Ha chiesto di ripristinare i distretti sanitari che la Lombardia aveva eliminato, rafforzare la medicina territoriale, chiarire meglio quali strutture sono competenti sulla prevenzione, eccetera. Ma non ha espresso alcuna richiesta su…


L’articolo prosegue su Left del 2-8 luglio 2021

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