La Compagnia della Fortezza torna a Volterra con la penultima tappa del progetto Naturae. Una ricerca che ha visto gli artisti protagonisti di «un gesto artistico collettivo, transitorio, momentaneo, che lascia un segno profondo»

Nemmeno la pandemia è riuscita a fermare i sogni di Armando Punzo, Cinzia de Felice e della Compagnia della Fortezza. La saga Naturae, nata nel 2015 nella Fortezza medicea/carcere di Volterra, dopo intensi viaggi, interruzioni e dolorosi rallentamenti, ritorna a casa per la sua penultima tappa dal 25 luglio al primo agosto. Durante questo percorso si è sentito il bisogno di ricercare e raccontare, attraverso una straordinaria bellezza visionaria in cui sono immerse le oltre cento immagini, che compongono la mostra Naturae – la Compagnia della Fortezza nella salina di Volterra. Un’installazione fotografica collettiva (in corso per tutto l’anno fino a giugno 2022 nelle strade del centro storico del borgo di Lajatico, regia di Alberto Bartalini, cura di Cinzia de Felice e fotografie di Stefano Vaja, Mauro Fanfani, Nico Rossi, Marco Marzi e Cinzia de Felice, nell’ambito della rassegna di arte contemporanea ArtInsolite) che riparte dall’agosto 2020, dal grande evento site specific nel padiglione Nervi della salina Locatelli di Saline di Volterra. Ancora trafitti dal dolore delle ferite della pandemia, la luce del cristallo purissimo nella sacralità di una cattedrale laica, è stata celebrata come elemento che ci lega alla vita. Il sale è diventato così lo sfondo da cui si è generato lo spettacolo, simbolo concreto di un nuovo principio vitale e in cui l’elemento scenografico e drammaturgico hanno indicato la scelta del luogo attraverso una precisa ricerca, volta a istituire un dialogo tra poetica dello spettacolo e luogo di realizzazione. Ripartiamo da lì, dai segni indelebili lasciati da chi lo ha attraversato e vissuto, alla ricerca, come afferma Armando Punzo, delle «entità che cerchiamo di far emergere in noi. Abitano nella loro patria, ma come stranieri, partecipano a tutto come cittadini, e tutto sopportano come forestieri; ogni terra straniera è loro patria e ogni patria è per loro terra straniera».

L’epidemia mondiale di Covid-19 ha gettato il mondo del teatro e, più in generale, quello della cultura e dell’arte, in una trappola di divieti e impossibilità, di sfide inimmaginabili in uno scenario drammatico. Ci ha ingabbiato, allo stesso tempo, in dibattiti, spesso con approcci simili a degli aut-aut, su teatro in streaming sì o no, che rischiano di allontanarci da una riflessione costruttiva sulle modalità di sperimentazione di nuovi linguaggi nelle arti sceniche. Così sostiene il regista ( e fondatore della compagnia Krypton) Giancarlo Cauteruccio, in una recente intervista: «L’uso dello streaming e delle produzioni video risponde ormai ad una esigenza diffusa nella performing art e nell’arte in generale, obbligata da una pandemia, vero e proprio evento epocale, che ci fa riconsiderare le modalità dell’offerta culturale e che induce grandi ripensamenti sul futuro e sul nostro modo di essere al mondo».
Siamo consapevoli che la creatività non si ferma, è capace di grandi passioni anche nei momenti di profonda crisi, continua a ricercare l’incontro con l’altro, per poter continuare a condividere forme di bellezza trasformativa, a sognare un altrove, ad…


L’articolo prosegue su Left del 23-29 luglio 2021

Leggilo subito online o con la nostra App
SCARICA LA COPIA DIGITALE

SOMMARIO