Dopo oltre 30 anni di carriera con i Marlene Kuntz, Cristiano Godano presenta in tutta Italia Mi ero perso il cuore, il suo primo album solista con tredici brani inediti, prodotti, tra gli altri, da Gianni Maroccolo. Lo raggiungiamo al telefono nel bel mezzo del suo tour che lo vede il 30 luglio all’Anfiteatro del Venda a Galzignano Terme (Padova) e il 7 agosto ad Auronzo di Cadore (Belluno).
Artista poliedrico, cantante, chitarrista, autore, ma anche scrittore – l’ultimo libro è Nuotando nell’aria per La nave di Teseo – Godano è anche docente presso il master in Comunicazione musicale all’Università Cattolica di Milano e nel 2019 ha ricevuto il Premio Ciampi al Mei. Parliamo della sua nuova veste da solista, del suo cambiamento, ma anche delle emergenze pre e post pandemia, cominciando dalla questione ambientale, verso la quale le nuove generazioni sono particolarmente sensibili.
Partiamo dai Marlene Kuntz. Giorni fa Victoria dei Måneskin, al Guardian vi citava tra le band che hanno contribuito a dare lustro al rock italiano. Qual è stato il segreto di un successo come il vostro?
Credo l’intelligenza della nostra amicizia. Il fatto di saper comprendere che ciascuno di noi ha dei talenti utili alla band. Non ci sono mai state invidie.
Che cosa ti ha spinto ad un certo punto a fare un album tutto tuo?
Stare trent’anni con una band significa condividere un progetto in modo molto democratico e ogni canzone è il prodotto del contributo di tutti i musicisti. Dopo anni di condivisione di questo tipo, avevo voglia di un disco le cui canzoni fossero esattamente quelle che io mi ero immaginato quando le avevo pensate.
Quali sono stati i temi che volevi affrontare nel tuo album personale?
Ho raccontato una mia parentesi esistenziale in cui c’era terreno fertile per sviscerare tutta una serie di questioni che…
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