Nicola Nappo ha 23 anni e fa il fabbro. Vive a Poggiomarino, piccola cittadina a Nord di Scafati (Salerno). Ha voluto imparare presto un mestiere, per sostenere l’economia familiare. Ha tre fratelli, i suoi genitori sono lavoratori della terra. La sera del 9 luglio 2009 esce con un’amica, e si siede su una panchina in piazza de Marinis, dove c’è pure la sede del Comune. Chiacchierano. Per lui è una serata tranquilla, una come un’altra. Verso le 22.30, però, accade l’inimmaginabile. Due killer della mafia gli piombano addosso ed esplodono 6-7 colpi di pistola. Nicola muore all’istante. Incensurato, chi lo conosce ha immediatamente chiaro che fosse innocente ed estraneo agli ambienti malavitosi. E infatti, come indicherà la vicenda giudiziaria, con i due camorristi e con la criminalità organizzata lui non aveva niente a che fare: Nicola è stato vittima di uno scambio di persona. Una tragedia indimenticata, che è il simbolo della violenza cieca della camorra.
A tener viva la memoria di questo ragazzo, da alcuni anni, a Scafati è nato un progetto che unisce antimafia sociale, cura dell’ambiente, agricoltura sostenibile e promozione della cultura tra i giovani. Un esperimento d’avanguardia, che è stato realizzato sul più grande terreno a vocazione agricola confiscato nell’agro nocerino sarnese. Un fondo agricolo strappato al clan Galasso e intitolato proprio a Nicola, un polmone verde di 120mila metri quadrati che è stato restituito alla cittadinanza e che fa respirare, oltre che aria buona, anche legalità e solidarietà. Dal 2018 il Fondo è stato assegnato all’associazione temporanea di scopo Terra Vi.Va., a cui partecipano varie realtà. Capofila tra queste è l’Alpaa, Associazione lavoratori produttori agroalimentari e ambientali, che fa rappresentanza sindacale ed è direttamente legata alla Flai Cgil, che per prima ha creduto con convinzione in questo progetto.
Le attività che vengono portate avanti sono molteplici. «Innanzitutto ci sono gli…
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