Vaccinare i docenti non basta e il Green pass diventa pretestuoso, se la somministrazione non è accompagnata da altre importanti misure di supporto

A che serve introdurre il Green pass, e di conseguenza l’obbligo vaccinale non dichiarato, per la categoria professionale dei docenti all’interno della quale la vaccinazione in massa è già avvenuta? I docenti sono al 90 per cento di copertura vaccinale secondo la stima pubblicata dall’Associazione nazionale dei presidi.
Questo risultato, il migliore tra le categorie professionali (personale sanitario a parte), è stato ottenuto per merito degli insegnanti stessi che all’avvio della campagna vaccinale strutturata per categorie di lavoratori si sono vaccinati tra i primi e subito, facendo consapevolmente da “cavie” per tutti con il vaccino Astrazeneca notoriamente oggetto di ripensamenti dell’Aifa e dei vari Comitati tecnico scientifici a livello europeo in seguito ai tristissimi eventi luttuosi e ai lotti ritirati dopo la somministrazione. Al cambio di guardia istituzionale il sistema delle vaccinazioni è stato cambiato e il vertice rispondente al generale Figliuolo ha fermato la vaccinazione per categoria ed ha proceduto per fasce di età.

La vaccinazione della categoria degli insegnanti che era arrivata a buon punto è stata fermata. Ci si guarda bene dall’analizzare i fatti e i dati, dal riconoscere ai docenti il senso di responsabilità e il merito di tanti sforzi profusi sin dagli esordi degli effetti della pandemia, tra traguardi raggiunti e limiti attesi. La misura del Green pass nella scuola è una falsa questione, una soluzione superficiale e affrettata che lascia ancora una volta trasparire la modesta qualità delle politiche per e sulla scuola, l’inadempienza e l’incapacità nel programmare l’imminente avvio delle attività didattiche in classe con l’individuazione e l’assunzione di misure di sicurezza che ci aspettavamo diverse e migliorative rispetto allo scorso anno, nonostante l’esperienza pregressa e i tempi lunghissimi per organizzarsi. Più facile riunirsi un paio di volte e decidere comodamente seduti intorno a un tavolo sulla base di interessi di parte.

Lo apprendiamo dai resoconti diffusi dalla cronaca politica nazionale: la categoria professionale dei docenti è stata subordinata ad altre più cogenti misure nel gioco politico delle tre carte senza nessun approfondimento di ampia portata, nessuna analisi della situazione reale con dati, stime e proiezioni. E’ di pochi giorni fa la notizia che il generale Figliuolo ha dovuto mandare una lettera alle Regioni per avere entro il 20 agosto dati univoci sul numero dei docenti non ancora vaccinati, divisi tra scuole pubbliche e scuole paritarie e distinti rispetto ai dati del personale amministrativo e dei dirigenti scolastici e al netto dei pensionati e dei pensionamenti.

Più facile tirare fuori dal cappello a cilindro la richiesta del Green pass ai docenti e la sospensione dal lavoro per chi non lo presenterà entro 5 giorni. I docenti sono il jolly per la vittoria del banco. Come può un docente vaccinato dentro una classe di circa 28 studenti non vaccinati, o parzialmente vaccinati nella migliore delle ipotesi, garantire che la variante del virus non si diffonda? Può davvero fare da scudo a malattie e quarantene? Come può contribuire alla salute pubblica se i trasporti nelle città metropolitane sono all’80 per cento della loro capienza e senza controlli? Ergo: la misura presa è pretestuosa, vaccinare i docenti non basta se la somministrazione non è accompagnata da altre importanti misure di supporto. Questo è il punto. Non ce ne sono altri.

Non c’è nessuna sostanza di azioni politiche per realizzare quanto tutte le componenti della scuola chiedono a gran voce da tempo: 1. Creare classi da 15/20 studenti per un efficace distanziamento ed una didattica altrettanto efficace – 2. Trovare le sedi – 3. Nominare i docenti necessari – 4. Comprare e sistemare aeratori nelle scuole per evitare che tutti sia nelle classi sia nei corridoi sia negli uffici stiano di nuovo con le finestre aperte d’inverno – 5. Potenziare il sistema dei trasporti lasciando la capienza al 50 per cento per evitare il sovraffollamento giornaliero fra lavoratori, studenti e utenti che comunque a buon diritto si spostano per le più diverse necessità. Cinque punti programmatici di buon senso. Ebbene, di tutto questo non c’è traccia. La scuola può e deve essere un punto di partenza serio e ponderato. Manca quello di cui le scuole hanno realmente bisogno e il Green pass introdotto in questi termini a questo punto è il nuovo “banco a rotelle”.

L’autrice: Anna Daniela Zisa fa parte del Movimento dei docenti romani

Foto di Alicia da Pixabay