Il ministro, ospite alla scuola politica di Matteo Renzi a Ponte di Legno, ha aperto al nucleare e attaccato gli «ambientalisti oltranzisti, ideologici, peggiori della catastrofe climatica verso la quale andiamo sparati, se non facciamo qualcosa di sensato».

Ma ve la ricordate la nomina di Roberto Cingolani a ministro della Transizione ecologica che avrebbe dovuto essere il fiore all’occhiello del governo dei migliori? Vi ricordate quante volte abbiamo letto e ci è capitato di sentire che si poteva buttare giù il boccone amaro di un governo con dentro i peggiori leghisti e i peggiori berlusconiani perché Cingolani avrebbe mondato tutto, ci avrebbe resi fieri di essere un Paese che guardava al futuro? Ma soprattutto vi ricordate Beppe Grillo (che mica per niente ora è nascosto in quinta e spia dal retropalco ciò che avviene in scena) mentre sbandierava con la sua solita ruvida veemenza il “successo del Movimento 5 stelle” proprio per la nomina di Cingolani?

Bene, ieri il ministro era ospite alla scuola politica di Matteo Renzi a Ponte di Legno (sì, lo so, Renzi che dirige una scuola di formazione politica ha lo stesso sapore di quelli che vendono i loro corsi per diventare ricchi e non ce n’è uno di loro che sia ricco) e ha aperto al nucleare (su cui c’è stato un referendum omeopatico di cui non tiene conto quasi nessuno, dalle nostre parti) invitando a «non ideologizzare qualsiasi tipo di tecnologia» (perché funziona così, invitano sempre a non ideologizzare quelli che temono le idee) e sottolineando che il mondo è “pieno” di «ambientalisti oltranzisti, ideologici, peggiori della catastrofe climatica verso la quale andiamo sparati, se non facciamo qualcosa di sensato».

Dentro c’è anche il solito terrorismo da quattro soldi, quello che fa sbavare i negazionisti, dicendo che «la transizione ecologica deve essere sostenibile – ha spiegato il ministro – sennò non si muore di inquinamento, ma di fame». Dice Cingolani: «Non si può ridurre la Co2 chiudendo da domani le fabbriche di auto, mettendo sul lastrico milioni di famiglie». A questo punto viene il dubbio che al ministro sfugga proprio il significato della parola «transizione», nonostante sia scritta in stampatello fuori dalla porta del suo ufficio.

Dopo inceneritori e trivelle Cingolani dimostra di non essere per niente “uno dei migliori” anche nel linguaggio, con una banalizzazione che fa spavento (ma forse nella scuola di politica stava tenendo proprio un corso di banalizzazione, così fondamentale nella politica di questo tempo).

Comunque può stare tranquillo: anche Cingolani godrà del manto di credibilità che per ora non rischia minimamente di essere scalfito da una stampa allineata e ben compatta, una processione a forma di giornali che sono sempre intenti a chiudere le porte perché non tiri nemmeno un filo di vento.

Bravi, avanti così.

Buon venerdì.

 

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Autore, attore, scrittore, politicamente attivo. Racconto storie, sul palcoscenico, su carte e su schermo e cerco di tenere allenato il muscolo della curiosità. Quando alcuni mafiosi mi hanno dato dello “scassaminchia” ho deciso di aggiungerlo alle referenze.