Il repertorio dei luoghi comuni sul sistema scolastico non comprende i contenuti, le idee, la qualità del dialogo formativo. Per dare agli studenti risposte alte, l’unica strada è agire contemporaneamente sui tre vasi comunicanti: scuola, società e democrazia

Che differenza c’è oggi tra parlare della scuola o di treni oppure di ristoranti? Nessuna, si tratta di stabilire come ci si arriva, da dove si entra e si esce e in quali orari, chi controlla il Green pass, che si fa con chi non ce l’ha. Come usciremo da questa situazione, e quando, non è dato saperlo, certo è sicuro che dovremo, il prima possibile, ricominciare a pensare in ciascuno specifico perché c’è differenza tra servizi alla persona, importanti, e funzioni dello Stato che formano quella persona, fondamentali. Bisognerà interrogarsi su cosa chiede il senso comune alla scuola e come possiamo cambiarlo, perché se non cambia l’idea di scuola dominante gli unici cambiamenti possibili assumono il carattere di pure restaurazioni.

La Rai per l’inizio dell’anno scolastico ha intervistato a Firenze il preside Ludovico Arte del Marco Polo, un istituto superiore da anni impegnato per un cambio sostanziale degli ambienti e modi di vita scolastici. Il preside ha proposto di accomodarsi nella nuova biblioteca, ma il cronista gli ha detto che quella era troppo bella, non sembrava scuola, meglio stare in un corridoio… Tutto sommato il giornalista aveva ragione: nell’immaginario del Paese le scuole sono non-luoghi, asettici e anonimi, dove la bellezza viene lasciata fuori per poi andare a ricercarla nelle illustrazioni dei libri di testo. Uscire da questo repertorio di luoghi comuni è difficile, ancora di più in questo momento dove l’intero dibattito lascia in ombra il più: le parole della scuola, la qualità del dialogo, a prescindere se con o senza mascherina, i suoi contenuti.

Eppure uscirne bisogna perché ne va della salute non solo della scuola e di chi vi cresce, ma anche della nostra democrazia. Tra società e scuola c’è una membrana semipermeabile, una di quelle fondamentali in natura perché…

* L’autore: Giuseppe Bagni è insegnante e presidente del Cidi, Centro di iniziativa democratica degli Insegnanti. Con Giuseppe Buondonno ha scritto Suonare in caso di tristezza. Dialogo sulla scuola e sulla democrazia (PM edizioni, 2021)


L’articolo prosegue su Left del 10-16 settembre 2021

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