Ernesto Nathan, sindaco di Roma tra il 1907 e il 1913, a capo dello schieramento socialista e progressista, dovette affrontare tre emergenze. La mancanza di case popolari conseguenza della grande immigrazione nella capitale. L’esigenza di costruire il primo welfare urbano a partire dai trasporti, fino ad allora lasciati all’iniziativa privata. La mancanza di un sistema scolastico universale che guardasse alle condizioni della parte più povera della società. Nathan diede impulso alla costruzione di case popolari e, per dare un tetto a chi casa non l’aveva, fu costretto anche a costruire in tempi rapidi due nuclei di case “provvisorie” per i senza tetto, a porta Metronia e Santa Croce. Altrettanto straordinario fu l’avvio della pubblicizzazione dei servizi pubblici, intrapreso grazie all’opera del suo assessore Giovanni Montemartini. Furono create le società per il trasporto pubblico e anche in altri settori produttivi il Comune ebbe un ruolo decisivo. L’istruzione di massa, infine, dove grazie all’opera di Sibilla Aleramo fu avviata la costruzione di scuole anche nei posti più sperduti della campagna romana.
Nella capitale, dunque, venne a formarsi un vero e proprio “laboratorio” politico e sociale che tentò – con successo – di governare le trasformazioni urbane di quel momento. Le emergenze servirono per costruire un intervento organico fondato sull’inclusione e sull’allargamento dei diritti di tutti i cittadini. La sinistra si dimostrò in grado di saper analizzare le contraddizioni create dall’economia e di trovare efficaci soluzioni.
Oggi, dovremmo riprendere quella grande lezione politica e sociale. Le contraddizioni create dal…
* L’autore: Paolo Berdini, urbanista e saggista, è candidato sindaco della Capitale per la coalizione “Roma ti riguarda”, partecipata da Rifondazione comunista, Partito del Sud e Roma per l’ecologia integrale
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