Una, Alexandria Ocasio-Cortez, deputata della sinistra Usa, ha scelto di scriverlo su un vestito bianco e appariscente: «Tax the rich», con una foto che fa il giro del mondo. L’altra, Manon Aubry, francese, militante sociale e ora capogruppo della Sinistra al Parlamento europeo, non perde occasione per snocciolare le cifre degli enormi profitti fatti dai ricchi anche durante la pandemia e denunciare quanti di essi finiscono nei paradisi fiscali. Dopo decenni di peana a detassazioni e flat tax come “liberazione” dell’economia e delle persone dalle “vessazioni” degli Stati “inefficienti e appiattitori”, nati con i Reagan e le Thatcher ma presto tracimati tra i socialisti liberali alla Blair, queste due donne contro i ricchi dicono che forse il vento sta cambiando.
Colpisce che proprio negli Usa torni in auge la parola socialismo e non solo come riscoperta intellettuale ma come collante di una sinistra politica come mai prima incidente, legata ai movimenti, capace di battaglie concrete e con buone speranze. Che spazia dal rivendicare il proprio no alle guerre, alla necessità di una nuova politica estera che non si fondi sul famigerato complesso militare industriale che ha arricchito i ricchi ma su una politica estera per i ceti popolari che curi la povertà. Che spinge, con Sanders, pancia a terra, sul People act, che lo storico leader definisce la misura più importante per cambiare gli Usa dai tempi del New deal e che lega investimenti pubblici con aumenti salariali e dei diritti sindacali. Per questa nuova sinistra Usa il tema delle tasse, del fare pagare i ricchi, di combattere i paradisi fiscali, di limitare i poteri delle multinazionali e della finanza non è più tabù, o materia da radical, ma trova anzi consensi crescenti nella società.
Colpisce che in Europa siano ancora di avanguardia le forze che…
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