Mimmo Lucano ci ha ricordato che la nostra battaglia ci deve portare da una sola parte della barricata. Dalla parte dei più disgraziati.

La lotta di Mimmo Lucano, delle donne e degli uomini di Riace è un pezzo di Novecento che dobbiamo tutelare. Quel secolo finito da una ventina d’anni ha insegnato ai padroni del mondo come gestire gli esseri che lo abitano. Hanno cambiato il modo di fare la guerra. Non più uno scontro tra professionisti in divisa, ma un dispositivo terroristico che colpisce soprattutto i civili.

A Guernica hanno inventato il bombardamento a tappeto. L’hanno perfezionato a Hiroshima individuando una città a misura di distruzione totale. Sufficientemente grande per essere il palcoscenico della catastrofe, ma abbastanza ridotta per non lasciare in piedi troppi edifici. Memoria di un mondo vivente che si costruisce giorno per giorno.

La Guerra Fredda ha cancellato i confini geografici ridisegnandoli su una carta tutta ideologica. Un giorno il senatore Joseph McCarthy mostra un foglio con una lista di comunisti e comincia ufficialmente la caccia alle streghe.
Se nel corso della seconda guerra mondiale sembravano combattersi comunisti contro fascisti, nel dopoguerra nascono due contro-ideologie molto più forti e identitarie: anticomunismo e antifascismo. Negli anni sessanta hanno preso la parola
gli studenti e sono andati a parlare con gli operai. Questo incontro straordinario ha fatto paura.

In Italia il neofascismo di regime si è difeso e ha prodotto stragi e colpi di stato. Le prime dovevano aprire la strada ai secondi, ma nel corso degli anni Settanta la classe dirigente ha preferito il golpe democratico. Che senso aveva prendere il potere in una nazione se tornava più comodo avere un potere sovranazionale fondato sulla finanza?

«Ci si evolve sempre più verso l’identificazione della politica con la politica economica» diceva cinquanta anni fa in un famoso discorso Eugenio Cefis ai militari dell’Accademia di Modena. E ricordava loro che «la tendenza delle imprese a guardare al di là dei confini nazionali è assai remota e può essere fatta risalire alle compagnie commerciali del ’600» quando la Compagnia delle Indie aveva una «bandiera propria ed anche con facoltà di disporre di proprie forze armate».

I padroni hanno buona memoria! E noi?
La cultura marxista e libertaria ci ha sempre portato a considerare le nostre lotte su un terreno sovranazionale. Adesso pare che il mondo intero sia la patria di chi se lo vuole vendere un tanto al chilo. Ma siamo noi quelli che cantano nostra patria è il mondo intero! Ci credevamo prima ancora che cominciasse il secolo che è finito vent’anni fa. Lo sappiamo da oltre un secolo qual è la parte giusta.

A fronte di tante battaglie confuse con slogan su libertà indefinite o, peggio, fondate su un individualismo spinto (io sono libero se posso andare dove mi pare), Mimmo Lucano ci ha ricordato che la nostra battaglia ci deve portare da una sola parte della barricata. Dalla parte dei più disgraziati. Ci ha ricordato che dobbiamo rispettare le persone prima della legge. E se le due cose non coincidono: tocca cambiare la legge, non le persone.

 

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L’editoriale è tratto da Left dell’8-14 ottobre 2021

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