Dopo la condanna del Tribunale di Locri, tutto un mondo si è stretto a difesa di Mimmo Lucano, esprimendogli solidarietà. Ma per poterlo aiutare a ristabilire la verità e la giustizia è bene conoscere a fondo tutte le tappe di questa sconcertante vicenda

Dopo la sentenza, su cui si sono sentiti in dovere di intervenire a mezzo stampa, e forse inopportunamente, anche le autorità giudiziarie che l’hanno emessa, in attesa delle motivazioni che giustifichino l’accanimento giudiziario è utile fare un punto sull’intera vicenda di Domenico (Mimmo) Lucano. E si parte dal tessuto di solidarietà che si è mosso attorno a lui aggregando, in maniera non solo emotiva, migliaia di persone. Già il giorno dopo la condanna a Riace sono giunti in tanti per schierarsi, per far sentire la propria condivisione. E se Lucano, alla lettura della sentenza, era sembrato crollare e arrendersi, l’energia collettiva trasmessa nella sera del primo ottobre lo ha rinfrancato, gli ha strappato anche qualche sorriso. In tantissime città d’Italia si sono svolti e poi ripetuti presidi, cortei, fiaccolate, insomma le persone che da Lucano si sentono rappresentate, che nell’ex sindaco di questo minuscolo paesino dalla Calabria si riconoscono, si sono esposte, con le proprie facce, i cartelli, le bandiere. Virulenti alcuni attacchi dalla destra, spesso timide le reazioni del centro sinistra, in nome del rispetto delle sentenze. Il silenzio elettorale imposto nei Comuni in cui si è votato e nella regione Calabria in cui lo stesso Mimmo Lucano era candidato – nonostante le 10mila preferenze non è stato eletto consigliere regionale poiché la sua lista aveva bisogno del 4% ma ha ottenuto il 2,39 -, hanno sospeso la mobilitazione che intanto si espandeva via social.

Ma già da domenica sono riprese le manifestazioni, certo meno notiziabili di quelle “no vax” cariche di violenza e odio complottista, ma più di riflessione e di confronto. E tante sono state le…


L’inchiesta prosegue su Left dell’8-14 ottobre 2021

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