Il sottofinanziamento dell’istruzione in Italia è ormai endemico da anni. L’università pubblica, solo per fare un esempio, avrebbe bisogno di 30mila nuove assunzioni. Ma i soldi dell’Ue per la formazione rischiano di finire nelle tasche dei privati

La notizia del Nobel per la fisica a Giorgio Parisi ha riempito di orgoglio il nostro popolo. Giorgio non è solo un grande fisico, ma anche un intellettuale che non si è mai sottratto alle battaglie per una ricerca pubblica, laica, di massa e di qualità, in opposizione alle politiche d’intervento pubblico sul comparto degli ultimi venti anni, fondate sull’idea malsana della conoscenza appaltata agli “eccellenti”, che riproduce nei fatti una logica plutocratica.

Questo traguardo italiano ci impone una riflessione sullo stato della ricerca e della formazione pubblica nel nostro Paese. Sarà possibile nei prossimi anni formare studiose e studiosi veramente in grado di contribuire allo sviluppo della nostra società, o dovremo accettare l’idea che il nostro sistema di formazione e ricerca pubblico venga smantellato, costringendo chi se lo potrà permettere a formarsi e lavorare all’estero? Guardando ai dati, la situazione non appare rosea e impone una riflessione sulla necessità storica di un grande intervento pubblico su Scuola, Università e Ricerca.

Il settore scolastico è maltrattato da anni. Un sottofinanziamento ormai endemico, politiche orientate alla riduzione del perimetro delle competenze statali in tema di istruzione, l’introduzione nella gestione dell’intero sistema e delle singole istituzioni scolastiche di modalità incentrate su una forte riduzione degli spazi di democrazia; la trasformazione dell’autonomia scolastica, da strumento per il pieno esercizio della libertà di insegnamento e ricerca, a modello esemplare di pratiche burocratiche e gerarchiche; un’offerta formativa sempre più piegata alle richieste immediate del mercato del lavoro se non proprio delle singole imprese; l’azzeramento delle risorse nazionali per la lotta alla dispersione scolastica. A tutto questo, si aggiunga il proliferare di un precariato ormai strutturale che nessun governo ha voluto ridurre a livelli fisiologici.

È necessario un cambio di rotta rispetto alle…


* Gli autori: Loris Caruso e Fabio de Nardis fanno parte del movimento “Paese reale”


L’articolo prosegue su Left dell’15-21 ottobre 2021

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