Prospettiva Socialista, collettivo di controdeduzione critica sulla società contemporanea, su twitter lo spiega lucidamente: Quando il Governo di Mario Draghi ha giurato, nell'opinione pubblica si respirava un'aria di conciliazione nazionale dopo i battibecchi del 2020. Questo governo serviva a tutti. Questa narrazione, forse nella sua ingenuità, è l'antitesi della democrazia come l'abbiamo conosciuta. Nel campo della ragionevolezza e della tolleranza, la democrazia è questo: conflitto perpetuo tra idee e quindi interessi contrastanti nella società. Dall'altro capo, sfruttando spesso la narrazione secondo cui non esisterebbero più le ideologia, si sostiene l'idea di un personaggio messianico in grado di appacificare questi interessi contrastanti. Non è una storia nuova: si pensi che Fritz Lang venne accusato di nazismo proprio in virtù dell'ultima scena di Metropolis che, secondo alcuni, avrebbe abbracciato la narrazione interclassista propria del nazismo. E di certo non è tipica solo del marxismo, come narrazione: perfino due autori moderati come Acemoglu e Robinson hanno individuato nel conflitto per l'allocazione delle risorse il fondamento, de facto, del potere politico. Quella del Personaggio voluto dal Fato, un novello figlio di Asinio Pollione, potrebbe essere ingenuità. Ma a voi la scelta: l'alternativa è che chi la predica ha ben compreso la natura conflittuale, ma ha scelto di stare dalla parte del più forte. Sarebbe il caso di rendersene conto in fretta, escludendo gli interessati commentatori bari che non vedono l'ora di far passare una certa ideologia padronale come salvezza collettiva, perché un governo del popolo non può esistere semplicemente perché non esiste un solo popolo. Esistono condizioni e situazioni diverse che richiedono diversi interventi. Questo è esattamente il populismo che dicono di voler combattere. Non siamo tutti sulla stessa barca, nonostante facciano di tutto per convincercene. Il figlio di chi ha un genitore che può garantirgli una casa, un lavoro quasi finto e un patrimonio per non avere preoccupazioni per un paio di generazioni è molto diverso da chi fatica a pagare un mutuo che è riuscito a strappare ipotecando l'unica casa dei suoi genitori e deve accettare qualsiasi lavoro per avere uno stipendio qualsiasi poiché inizia ogni mese con un debito da onorare. Quando riusciremo una volta per tutte a essere leali su questo punto allora possiamo tornare a parlare di politica, uscendo da questo brodino che ci propongono tutte le sere chiamandoci uguali perché tutti italiani. Solo riconoscendo le diversità si riesce a dare un nome ai propri bisogni e a quel punto si riesce ad ascoltare le soluzioni che no, non valgono "per l'Italia" ma valgono per i diversi contesti. E così magari i nostri leader di partito smettono di fare a gara tra chi lecca meglio l'amministratore delegato Draghi e cominciano a fare politica, sul serio. Buon martedì.   🆙  Bastano pochi click! 🔴  Clicca sull'immagine oppure segui questo link > https://left.it/abbonamenti ---> Se vuoi regalare un abbonamento digitale, vai sull'opzione da 117 euro e inserisci, oltre ai tuoi dati, nome, cognome e indirizzo mail del destinatario <---

Prospettiva Socialista, collettivo di controdeduzione critica sulla società contemporanea, su twitter lo spiega lucidamente: Quando il Governo di Mario Draghi ha giurato, nell’opinione pubblica si respirava un’aria di conciliazione nazionale dopo i battibecchi del 2020. Questo governo serviva a tutti. Questa narrazione, forse nella sua ingenuità, è l’antitesi della democrazia come l’abbiamo conosciuta. Nel campo della ragionevolezza e della tolleranza, la democrazia è questo: conflitto perpetuo tra idee e quindi interessi contrastanti nella società. Dall’altro capo, sfruttando spesso la narrazione secondo cui non esisterebbero più le ideologia, si sostiene l’idea di un personaggio messianico in grado di appacificare questi interessi contrastanti. Non è una storia nuova: si pensi che Fritz Lang venne accusato di nazismo proprio in virtù dell’ultima scena di Metropolis che, secondo alcuni, avrebbe abbracciato la narrazione interclassista propria del nazismo. E di certo non è tipica solo del marxismo, come narrazione: perfino due autori moderati come Acemoglu e Robinson hanno individuato nel conflitto per l’allocazione delle risorse il fondamento, de facto, del potere politico. Quella del Personaggio voluto dal Fato, un novello figlio di Asinio Pollione, potrebbe essere ingenuità. Ma a voi la scelta: l’alternativa è che chi la predica ha ben compreso la natura conflittuale, ma ha scelto di stare dalla parte del più forte.

Sarebbe il caso di rendersene conto in fretta, escludendo gli interessati commentatori bari che non vedono l’ora di far passare una certa ideologia padronale come salvezza collettiva, perché un governo del popolo non può esistere semplicemente perché non esiste un solo popolo. Esistono condizioni e situazioni diverse che richiedono diversi interventi. Questo è esattamente il populismo che dicono di voler combattere. Non siamo tutti sulla stessa barca, nonostante facciano di tutto per convincercene. Il figlio di chi ha un genitore che può garantirgli una casa, un lavoro quasi finto e un patrimonio per non avere preoccupazioni per un paio di generazioni è molto diverso da chi fatica a pagare un mutuo che è riuscito a strappare ipotecando l’unica casa dei suoi genitori e deve accettare qualsiasi lavoro per avere uno stipendio qualsiasi poiché inizia ogni mese con un debito da onorare.

Quando riusciremo una volta per tutte a essere leali su questo punto allora possiamo tornare a parlare di politica, uscendo da questo brodino che ci propongono tutte le sere chiamandoci uguali perché tutti italiani. Solo riconoscendo le diversità si riesce a dare un nome ai propri bisogni e a quel punto si riesce ad ascoltare le soluzioni che no, non valgono “per l’Italia” ma valgono per i diversi contesti. E così magari i nostri leader di partito smettono di fare a gara tra chi lecca meglio l’amministratore delegato Draghi e cominciano a fare politica, sul serio.

Buon martedì.

 

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Autore, attore, scrittore, politicamente attivo. Racconto storie, sul palcoscenico, su carte e su schermo e cerco di tenere allenato il muscolo della curiosità. Quando alcuni mafiosi mi hanno dato dello “scassaminchia” ho deciso di aggiungerlo alle referenze.