L'elenco delle vicende giudiziarie del Cavaliere è lungo ma vale la pena tenerlo in tasca per le prossime settimane quando sentirete dire che "Berlusconi ha ricevuto una sola condanna e ha scontato la pena".

Il Fatto Quotidiano (che sul tema è uno specialista) ha messo in fila le vicende giudiziarie di Silvio Berlusconi. L’elenco è lungo e piuttosto disgustoso ma vale la pena tenerlo in tasca  quando sentirete dire che “Berlusconi ha ricevuto una sola condanna e ha scontato la pena”. Ben prima se ne è accorto  Left uscito già nel 2020 titolando Berlusconi al Quirinale nemmeno per scherzo.

L’unica condanna definitiva per Berlusconi è arrivata il 1 agosto del 2013 quando la Cassazione confermò il verdetto d’appello a 4 anni per frode fiscale per il processo sui diritti televisivi Mediaset. Pena decurtata di 3 anni grazie all’indulto. L’ex premier ha scontato la pena in affidamento ai servizi sociali facendo il volontario in un istituto per anziani a Cesano Boscone per essere stato, come hanno scritto gli ermellini nella motivazione del verdetto, «l’ideatore del sistema illecito per consentire la perdurante lievitazione dei costi di Mediaset a fini di evasione fiscale».

Però ci sono anche le prescrizioni. Il primo processo è All Iberian dal nome della società capofila della Finivest offshore. Cuore del processo la tangente più alta mai versata a un singolo politico: 23 miliardi di lire in nero a Bettino Craxi, leader socialista e amico di Berlusconi che gli paracaduta il denaro tra il gennaio e l’ottobre del 1991 poco dopo il via libera alla legge Mammì (approvata nell’agosto del 1990) che di fatto si limitava a cristallizzare l’esistente e mettere un sigillo normativo al duopolio Rai-Fininvest senza un vero tetto pubblicitario e spot senza limiti. Condannato in primo grado il 13 luglio 1998 per il solo finanziamento illecito, in secondo grado questo reato è già prescritto e la Cassazione il 22 novembre 2000 conferma ma «non emerge negli atti processuali l’estraneità dell’imputato». C’è poi il caso Lentini-Milan con il clamoroso acquisto del giocatore del Torino. L’ipotesi dei pm milanesi era che i 10 miliardi al presidente granata per agevolare il passaggio non siano mai stati iscritti a bilancio, dunque versati in nero. Il reato viene dichiarato prescritto dalla II sezione del Tribunale grazie alla solita concessione delle attenuanti generiche e alla riduzione dei termini di prescrizione introdotta dalla nuova legge sul falso in bilancio, varato dal governo dello stesso imputato. C’è poi la prescrizione per i bilanci Fininvest 1988 -1992, quella per il consolidato Fininvest sempre grazie alle nuove regole sul falso in bilancio. C’è poi la prescrizione Mondadori (corruzione giudiziaria), il processo sulla cosiddetta guerra di Segrate che oppose Carlo De Benedetti a Berlusconi per il controllo del gruppo. Per l’ex Cavaliere, sempre grazie alle attenuanti generiche e alla contestazione di corruzione semplice e non in atti giudiziari, arriva una prescrizione. In sede civile la Cir dell’ingegnere però incassa 564,2 milioni di euro. Grazie comunque alla sentenza del processo penale che riconosceva che corruzione ci fu. Prescritto anche il processo Mills per corruzione giudiziaria con l’accusa per Berlusconi di aver pagato l’avvocato inglese ideatore delle società offshore con 600mila dollari in cambio di due false testimonianze nei processi Guardia di Finanza e All Iberian. Tra lodi e legge ex Cirielli per il leader di Fi arriva la sentenza di non luogo a procedere, prescrizione anche se solo in Cassazione per il legale inglese. Nel carnet delle prescrizioni c’è poi il caso della compravendita senatori. È del 2 luglio 2018 la conferma da parte della Cassazione sulla corruzione del senatore Idv, Sergio De Gregorio, pagato 3 milioni di euro per passare dal centrosinistra al centrodestra votando la sfiducia al governo Prodi nel 2008. L’ex parlamentare aveva invece patteggiato una condanna a 20 mesi nel 2013. «È del tutto pacifico che Berlusconi abbia agito con assoluta coscienza e volontà di corrompere un senatore della Repubblica» avevano scritto i giudici dell’appello. C’è poi il caso del nastro-Unipol. La VI sezione penale della Cassazione, il 31 marzo 2015, conferma la prescrizione per rivelazione di segreto d’ufficio per Paolo e Silvio Berlusconi per la storia dell’intercettazione della telefonata tra l’ex segretario degli allora Ds, Piero Fassino, e l’ex amministratore delegato di Unipol, Giovanni Consorte, nella quale l’ex sindaco e ministro pronunciò una famosa frase che suonava così: “Abbiamo una banca“ pubblicata da Il Giornale. Gli ermellini avevano scritto che era impossibile assolvere perché era indubbio che il placet dell’ex presidente del Consiglio aveva avuto «efficacia determinante ai fini della pubblicazione della notizia» da parte del quotidiano edito dal fratello sulla tentata scalata alla Bnl in quei mesi in cui era esploso il risiko bancario e le relative inchieste.

Ci sono poi tre processi Ruby (minorenne marocchina – presente alle feste di Arcore e spacciata per la nipote dell’ex presidente Mubarak). Sul tema c’è una sentenza significativa: il 18 ottobre è diventata definitiva la condanna di Gianpaolo Tarantini a 2 anni e 10 mesi per reclutamento e favoreggiamento della prostituzione di donne che venivano accompagnate nelle residenze di Berlusconi.

Berlusconi ha beneficiato di due amnistie. Per il reato di falsa testimonianza ovvero aver mentito al Tribunale di Verona sulla sua iscrizione alla P2. Nell’ambito del fascicolo sui fondi neri Macherio: uno dei falsi in bilancio contestati è stato amnistiato. Altri due andarono prescritti, mentre fu pronunciata sentenza di assoluzione per la frode fiscale e l’appropriazione indebita.

Infine c’è la questione giudiziaria più abnorme: quella condanna a Marcello Dell’Utri per avere fatto da “intermediario” tra Berlusconi e Cosa Nostra.

Questo solo il lato giudiziario. Ma non si tratta solo di giustizia, dentro c’è anche un’enorme questione morale. Poi, con calma, vediamo quello politico. Tanto per capire di chi stiamo parlando come possibile prossimo presidente della Repubblica.

Reprint: articolo pubblicato su left nel 2021

 

 

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