Dal nuovo Rapporto sulla libertà di pensiero nel mondo realizzato da Humanists international emerge un quadro inquietante sulle persecuzioni subite dalle persone atee o agnostiche o che non aderiscono al credo dominante nel loro Paese. In Europa, insieme alla Polonia, è l’Italia quella messa peggio

Milioni di cittadini in balìa di una carestia. Colture bruciate dal sole. Mandrie denutrite. Siccità. Quando l’acqua scarseggia, poi, l’igiene è più difficoltosa: ambiente ideale per molte malattie. Non solo. Aumentano le tensioni sociali a causa della scomparsa di numerose attività lavorative e per una popolazione già oppressa dalla povertà si apre il baratro. È così che si ingrossano i flussi delle migrazioni forzate già provocate da conflitti di lunghissima data. Siamo nel Corno d’Africa, in Somalia, nel febbraio del 2019. Ossia, nel pieno di quella che è stata definita una delle crisi ambientali più gravi del millennio. Qui gli effetti concreti del climate change si fanno sentire più che altrove, qui suona vuoto l’eco del bla-bla-bla dei “grandi”. Ma non è tanto delle false promesse che arrivano dal Nord del mondo – il cui stile di vita è la causa principale del global warming – che vi vogliamo parlare.

Mahmoud Jama Ahmed nel febbraio del 2019 era un professore di Scienze umane e sociali all’Università di Hargeisa, una delle principali città somale, nella zona nord-ovest del Paese, parte di quella Repubblica del Somaliland mai riconosciuta a livello internazionale ma comunque in piedi da precisamente trent’anni. Usiamo il tempo imperfetto perché Ahmed non è più un professore universitario avendo perso la cattedra a causa di un post pubblicato su Facebook. Questo: «I Paesi avanzati fanno piovere ma noi preghiamo ancora per la pioggia, anche se nonostante le nostre preghiere soffriamo ancora ogni anno di siccità. I Paesi avanzati, quelli che consideriamo non credenti e Dio li odia, vivono nella prosperità anche se Dio li odia. Significa che hanno vinto Dio con la conoscenza e usando la ragione. Quindi, dovremmo imparare e basare la nostra vita sulla ragione e sulla conoscenza, non sui miti». E cosa c’è di strano, vi starete chiedendo, nel post del prof. Mahmoud Jama Ahmed? Parrebbe più che legittimo, di fronte ad emergenze del genere, esortare ad attivarsi rapidamente per realizzare contromisure concrete, facendo alla scienza e alla tecnica, alla politica, al mondo della cultura. E infatti il suo post iniziò a viaggiare di bacheca in bacheca, diventando virale.

Ma a un certo punto ha avuto la sfortuna di…


L’inchiesta prosegue su Left del 24 dicembre 2021, che resterà in edicola fino al 6 gennaio 2022

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