«La società polacca è estremamente conservatrice», «nelle città e nei villaggi i preti sono le vere autorità»: questi sono alcuni dei cliché che infestano gli articoli di giornale che analizzano la politica polacca, scritti da autori stranieri e non solo. Anche gli autori liberali e di sinistra di base a Varsavia tendono a credere che la strada sia ancora lunga prima che la Chiesa cattolica perda la sua posizione di autorità suprema in campo morale e sociale. Quello che a volte accade è che molti polacchi, anche se si trovano in disaccordo con alcuni principi dell’insegnamento cattolico o non nutrono un vero interesse per la religiosità e la spiritualità, continuano lo stesso a sposarsi in chiesa («Perché la cerimonia è più bella») e a battezzare i loro figli («Così le nonne non restano deluse»). Allo stesso modo, prima delle proteste di massa contro la legge anti-aborto in Polonia era necessaria una buona dose di forza di volontà per non far frequentare le lezioni di religione ai bambini. A partire dall’inizio degli anni 90 esistono corsi di religione cattolica nelle scuole pubbliche della Polonia, teoricamente organizzate se e quando i genitori lo desiderano. In pratica, i genitori non credenti o appartenenti alle minoranze religiose devono esplicitamente richiedere che i figli siano esonerati dalla lezione di religione cattolica e devono combattere per ottenere lezioni alternative di materie laiche. Migliaia di famiglie agnostiche, atee o laiche così hanno preferito far frequentare le ore di religione ai loro figli, ma solo per non attirare troppo l’attenzione.
Adesso, però, i non-cattolici sanno di non essere delle “rare eccezioni”. Dopo trent’anni di dominazione assoluta nella sfera simbolica e di grande influenza sulla vita politica, la…
* L’autrice: Małgorzata Kublaczewska è direttrice di Strajk.eu che, come Left, fa parte di Media alliance, un progetto di transform! Europe in partnership con transform! Italia
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