«L’estremismo di chi afferma che esista un unico dio condiziona ancora le società del nostro tempo» osserva Piergiorgio Odifreddi. Tuttavia, aggiunge, «la stragrande maggioranza delle persone segue una religione dominante per convenzione e non per convinzione»

Chi ha vissuto la fine del millennio scorso, fra gli anni Ottanta e Novanta, si immaginava, trasportato da un’economia in crescita e da una visione positivistica di quel momento, un pianeta indirizzato verso una definitiva secolarizzazione, cioè un allontanamento dalle posizioni e dalle tradizioni religiose per raggiungere una società laica e basata nelle sue scelte fondamentali sulla scienza. Invece questi anni Duemila si sono dimostrati, su questo fronte, incredibilmente diversi. Dopo l’11 settembre 2001 si è polarizzata una guerra di religione globale che ha portato, oltre a migliaia di morti, un progressivo radicalizzarsi dei due più grandi monoteismi. Molti Paesi a tradizione cattolica e altrettanti a tradizione islamica hanno fatto un sostanziale passo indietro nella sfera dei diritti civili, “aiutati” anche dai nazionalismi che hanno deciso scientemente di cavalcare questo fenomeno. Lo shock emotivo di una pandemia mondiale ha fatto da comburente al propagarsi di assurde teorie cospirazioniste e all’affermarsi di gruppi di complottisti, come Qanon o i NoVax, sempre più violenti che hanno portato, fra i fatti più gravi, all’assalto a Capitol Hill negli Stati Uniti e per rimanere nel nostro Paese, a quello della sede del sindacato Cgil a Roma. Per approfondire la tematica e comprendere se il momento che stiamo vivendo è frutto di una casualità storica o della tendenza dell’uomo ad aggrapparsi a superstizioni religiose, abbiamo rivolto alcune domande al matematico, divulgatore scientifico e presidente onorario dell’Unione degli atei e degli agnostici razionalisti, Piergiorgio Odifreddi.

Pensa che ci avvicineremo mai a una società senza religioni o siamo destinati a convivere per sempre con la superstizione?
Ritengo che la speranza di vivere in un mondo secolarizzato sia purtroppo un’illusione. Dico questo perché vedo una generale tendenza a non approfondire, considerando solo gli aspetti superficiali della realtà circostante. Una condizione che nella storia umana ha permesso di prosperare a tantissime categorie di imbonitori, fra cui i sacerdoti, i preti ma anche politici e pubblicitari. Tutte persone che raccontano storie irrealistiche, ma rassicuranti. Un famoso biologo di nome Richard Dawkins, padre dell’ateismo moderno, affermava che così come accade con i geni, anche nel caso delle idee e dei comportamenti culturali non sopravvive chi si dimostra migliore ma il più adatto ad essere trasmesso in quel momento storico. Il pensiero scientifico che io associo alla mancanza di superstizione religiosa, è purtroppo nella nostra società un’eccezione e non la regola.

Quindi secondo lei l’uomo nasce già con al suo interno il pensiero religioso?
Quando nasciamo siamo nudi, dopo ci vestiamo. La religione è come un…


L’intervista prosegue su Left  in edicola fino al 6 gennaio 2022

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