Il graphic novel Figlio unico di Wang Ning ripercorre la storia della legge sulla rigida pianificazione delle nascite che ha condizionato la vita di intere generazioni di cinesi. E che ha causato ferite tuttora aperte nel tessuto sociale

“Uno non è poco, due sono giusti, tre sono troppi” recitava un celebre slogan dei primi anni Settanta, mentre ora sembra vero il contrario. Si torna a parlare di Cina e di figli unici, un tema spesso al centro di accesi dibattiti che approda all’arte e alla letteratura per raccontare alcune pagine controverse della storia recente. Della politica del figlio unico se ne è parlato ciclicamente ed è di nuovo sotto i riflettori in seguito alla decisione di Pechino di incentivare le famiglie ad avere tre figli, dopo che il recente censimento ha reso manifesta la crisi demografica a cui la Cina sta andando incontro. La politica di pianificazione delle nascite, che ha segnato generazioni di cinesi a partire dalla fine degli anni Settanta, venne lanciata durante l’era di Deng Xiaoping inserendosi in un progetto più ampio che doveva portare la Cina verso la modernità. Molte cose sono cambiate da allora: se prima si cercava di contenere l’aumento delle nascite concedendo alle famiglie di avere un solo figlio – con alcune eccezioni – dal 2016 il limite viene esteso a due, mentre ora con il crollo demografico e una nazione che invecchia sempre di più si invitano le giovani coppie ad averne tre.

Il cambio di rotta auspicato dal partito non può tuttavia cancellare anni di politica di controllo demografico e le conseguenze che ha avuto sulla vita delle persone. Notizie relative agli effetti della pianificazione familiare sulla Storia e sulle storie dei singoli sono giunte sino a noi anche grazie a opere come Le rane del premio Nobel Mo Yan, che ci mostra uno spaccato di realtà velato dalla finzione letteraria. Le ferite lasciate da decine di anni di questa politica sono tuttora aperte, bruciano ancora e continuano ad essere sublimate nell’arte assumendo forme diverse, anche quella generalmente considerata meno impegnata quale il fumetto: cosa si prova quando si perde quell’unico figlio che si poteva avere lo racconta infatti Wang Ning nel suo commovente lavoro Figlio unico, edito da Oblomov. Frammenti di vita che…


L’articolo prosegue su Left del 7-13 gennaio 2022

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