«Abbiamo il diritto a essere ascoltati per superare le problematiche che la nostra età e la realtà ci mettono di fronte, vogliamo incontri a scuola con esperti per poter affrontare e prevenire l’ansia, la depressione che la pandemia ha reso più frequenti». A chiederlo sono gli studenti

Un’emergenza sanitaria meno manifesta del Covid, subdola e silenziosa, ha colpito giovani e adulti indistintamente negli ultimi due anni di pandemia.
All’isolamento, alla didattica a distanza, allo smart working, al cambiamento radicale dei rapporti sociali e dei luoghi associativi che eravamo abituati a frequentare, già nel primo anno di pandemia è corrisposto un incremento di casi documentati di ansia, depressione, disturbi alimentari (questi ultimi son aumentati del 30% da febbraio 2020 a febbraio 2021, fonte Associazione italiana di dietetica e nutrizione clinica). Questioni che fanno riflettere e delle quali Left si occupa costantemente, ma c’è una cosa che va ulteriormente sottolineata e per certi versi rappresenta una novità. I ragazzi sentono l’esigenza di tutelare la propria salute mentale più degli adulti, lo urlano a gran voce in manifestazioni e assemblee. Questa reazione che è un chiaro grido di aiuto e di allarme tuttavia non ha ancora ricevuto un risposta adeguata da parte del governo e del Parlamento. Si è molto parlato nei giorni scorsi di un bonus per la psicoterapia, bocciato dall’Aula, ma una misura del genere non avrebbe certamente soddisfatto tutte le richieste di cura.
Non possiamo dimenticare i report dell’Oms in cui emerge che i disturbi del comportamento alimentare sono ancora la seconda causa di morte per gli adolescenti dopo gli incidenti stradali.

In Italia la rete di prevenzione – la scuola, le istituzioni, la famiglia, la sanità – che dovrebbe tutelare la loro salute mentale non è sufficiente a far fronte a tutte queste situazioni patologiche.
Quel che è più grave, denunciano i ragazzi, è un problema culturale, una diffusa mancanza di fiducia nelle potenzialità della psicoterapia anche come intervento precoce che permette di evitare in molti casi ricoveri drammatici.
La tutela della salute mentale è uno dei quattro pilastri del documento redatto già all’inizio dell’anno scolastico dal sindacato studentesco Rete degli studenti medi, intitolato Il futuro è nostro. Ripartiamo da zero, ovvero dal punto in cui i giovani sentono tristemente di essere stati lasciati.
Alessia, Roberta, Valeria, Marco e i loro compagni, che incontriamo prima di un’assemblea della Rete, ci parlano dell’aumento di ansie, depressioni, per qualcuno anche attacchi di panico, episodi di autolesionismo, per molti disturbi del comportamento alimentare. C’è anche chi, come Giulia, nome di fantasia, ci racconta di un drammatico ricovero in ospedale per anoressia. E si dice «fortunata» ad aver trovato posto in reparto.

La pressione sugli ospedali dovuta ai pazienti Covid, come abbiamo denunciato nelle scorse settimane su queste pagine, ha ricadute gravissime non da oggi sul diritto alla cura di chi soffre di altre patologie. Nell’aprile del 2021 i medici neuropsichiatri infantili delle Regioni Piemonte, Val d’Aosta e Liguria in una lettera aperta denunciavano la carenza di risorse per l’aumento di accessi al pronto soccorso e i ricoveri lunghi per acuzie, ma prima di tutto un’insufficiente rete di prevenzione per i giovani e per i nuclei familiari. La Società italiana di pediatria, in un’indagine condotta su nove Regioni italiane, ha segnalato un +84% degli accessi in pronto soccorso per patologie neuropsichiatriche dei giovani tra marzo 2020 e marzo 2021 con un significativo aumento dei casi di ideazione suicidaria (+147% rispetto al periodo pre-Covid).

«Già da marzo-aprile 2020 abbiamo visto un incremento delle urgenze…


L’inchiesta prosegue su Left del 28 gennaio 2022 

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