«Scrivere versi ha un senso anche nell’era dei big data», dice la scrittrice Zhai Yongming, figura di riferimento della poesia femminile cinese e sperimentatrice di commistioni tra linguaggi diversi: dalla scrittura alla fotografia fino alla musica e la danza

Zhai Yongming è fra le poetesse cinesi più importanti del panorama odierno. Nel 1984, attraverso le istanze avanguardiste e femministe della raccolta Donna, lancia una sfida senza precedenti al tradizionale discorso maschile, divenendo madre della “poesia femminile” cinese, dando vita a quello spazio “tutto per sé” in cui finalmente essere ed esprimersi liberamente. Negli anni Novanta, con uno stile narrativo-teatrale, osserva sia la realtà quotidiana che la storia del passato, soprattutto dal punto di vista dell’immagine della donna. Dagli anni Duemila, scrive poesie sulla società contemporanea, dedicandosi anche all’arte con installazioni e progetti innovativi, in cui fonde poesia e altri linguaggi. Nel 1998 apre il caffè La notte bianca, importante centro artistico-culturale a Chengdu, la città dove è nata nel 1955.
Zhai Yongming ha accettato con grande disponibilità ed entusiasmo a rispondere ad alcune mie domande.

Qual è oggi in Cina la situazione generale della “poesia femminile”? E quali sono secondo lei i cambiamenti maggiori rispetto al passato?
Ho letto il testo di un’importante critica letteraria che apprezzo, in cui diceva che il lato positivo dell’occuparsi di Women’s studies è quello di avere continuamente la possibilità di scoprirsi e di riflettere sulla propria identità; il lato negativo è che in molti pensano che tu sia in grado di occuparti soltanto di questo tipo di studi. Alla fine, però, ha anche rilevato che non c’è una regola fissa e che non è detto che le scrittrici debbano occuparsi necessariamente del proprio essere donne né degli studi di genere. Le sue parole un po’ rattristano perché fin dalla nascita della “poesia femminile” a metà degli anni Ottanta, c’è sempre stato questo tipo di divisione. Riguardo alla questione genere, negli ultimi quarant’anni, non sono stati fatti molti passi in avanti, anzi, sono addirittura stati fatti degli impercettibili ma significativi passi indietro. Molte scrittrici, proprio per evitare questa etichetta maschile del “possono solo occuparsi di studi femminili” (zhi neng zuo nüxing yanjiu只能作女性研究), preferiscono nascondere, svilire, la propria identità di donne. È per questa ragione che molte autrici, oggi, rifiutano l’etichetta di “scrittura femminile” (nüxing xiezuo女性写作). Questa formulazione, dunque, subisce due tipi di discriminazione: da una parte c’è quella di un trito pensiero maschile, dall’altra quella perpetrata dalle donne stesse che mettono da parte la propria identità di genere e scendono a compromessi. Nonostante in generale, in Cina, la questione di genere sia sicuramente migliorata negli anni, la realtà è che a ogni dieci passi in avanti, ne corrispondono cinque indietro, rendendo questo cammino particolarmente impervio. Tuttavia, ciò che mi consola è che…


L’articolo prosegue su Left del 18-24 febbraio 2022 

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