La Cina sta inviando segnali di invito alla distensione tra Russia e Ucraina raccogliendo il plauso dell’India e dell’Africa intera: tre quarti della popolazione del globo. Coagulando in questo modo i mai sopiti sentimenti anti Usa presenti a ogni latitudine

Sembra impossibile pensare che i due principali governanti del mondo, che in modi e tempi diversi si vogliono presentare alternativi all’Occidente, si siano accordati secondo una regola alla base della cultura dell’Antica Grecia. Sembra proprio che in occasione dell’incontro fra Xi Jinping e Putin il 4 febbraio 2022 all’apertura dei Giochi Invernali di Pechino, il presidente cinese avrebbe pregato il suo ospite di attendere la fine di giochi prima di sferrare l’attacco all’Ucraina. E così è stato. È successo l’inimmaginabile. Alla fine della Seconda guerra mondiale sembrava che i contendenti cercassero un nuovo assetto vitale. Dopo gli orrori della guerra, Urss e Stati Uniti, Patto di Varsavia e Nato erano alla ricerca di un nuovo equilibrio, ma durò poco. La Guerra di Corea, scoppiata nel giugno del 1950, determinò l’inizio della Guerra fredda, oggi tanto evocata. Nessuno di noi pensava davvero che la Russia di Putin avrebbe invaso l’Ucraina, quando leggevamo il resoconto di quello storico incontro a Pechino di Xi con Putin. Molto probabilmente l’ospite russo informò il suo migliore alleato delle sue vere intenzioni ed è da immaginare che se Russia e Cina si erano trovati d’accordo nel giudizio su Washington, più difficile credere che Xi non abbia avvisato Putin dei rischi di un tale mossa. L’atteggiamento di Pechino – che certamente sapeva che cosa sarebbe successo una volta finiti i giochi invernali (non le para olimpiadi invernali, che si stanno ancora svolgendo) – fin dal primo giorno dell’invasione, iniziata il 24 febbraio (4 giorni dopo la cerimonia di chiusura delle Olimpiadi di Pechino) è stato cauto, fino all’estremo.

Alla prima conferenza stampa del portavoce del ministero degli esteri cinese, i giornalisti hanno fatto di tutto per fargli pronunciare le parole “invasione” o “guerra”, ma non c’è stato verso. Se scorriamo il Quotidiano del Popolo di questi giorni, dobbiamo arrivare alla terza pagina per trovare il toponimo Wukelan o Ucraina. Non troviamo descrizioni di quelli che per noi sono fatti: invasione, guerriglia, guerra, devastazioni, ecc. troviamo solo riferimenti sulla «situazione in Ucraina». La Cina sta tentando di camminare sul difficile crinale di non sostenere completamente il “nuovo” amico russo, ma al tempo stesso non cadere in un abbraccio mortale con il “nuovo” nemico americano. L’Europa, nonostante i tentativi cinesi, agli occhi di Pechino sembra scomparsa dall’orizzonte, completamente manovrata dalla Nato e da Washington che ha voluto spingere per un conflitto in seno all’Europa, con l’intento di allontanare Mosca e Pechino dal nostro continente.
La cautela cinese si è vista anche a New York quando gli ambasciatori cinese ed indiano si sono astenuti sulla risoluzione voluta dagli Stati Uniti di ferma condanna della Russia, per la quale era scontato il veto di Mosca appunto. Ma è pur sempre un segnale. Come è forse più di un gesto, il fatto che Pechino sta cercando di inviare segnali di distensione e richieste al dialogo, raccogliendo il…


L’articolo prosegue su Left del 4-10 marzo 2022 

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