«Probabilmente nemmeno i consiglieri più vicini di Putin sanno se saranno utilizzate armi atomiche in caso di azioni militari dell’Occidente», dice a Left lo slavista e amico di Pasternak

«Non lui ma qualcosa di più universale singhiozzava e piangeva nel suo intimo», scrive Boris Pasternak nel suo capolavoro, Il dottor Zivago, a proposito dei sentimenti del protagonista di fronte alla forza cieca degli eventi. Ed è come lo stesso intimo sentire per Georges Nivat, che è stato grande amico del premio Nobel per la letteratura, di fronte a quanto sta accadendo in Ucraina. Ottantacinque anni, nato a Clermont-Ferrand, in Francia, Nivat, professore emerito e direttore dell’estensione di Ginevra dell’Università “Lomosov” di Mosca, slavista, tra i più grandi esperti di Storia della letteratura russa, era fidanzato con Irina Emélianova, figlia adottiva di Pasternak, un rapporto che portò alla sua espulsione dall’Unione sovietica nel 1960 insieme con la stessa Irina. Testimone d’eccezione della cultura e della storia del Noecento, scrittore e saggista, dottore onorario dell’Accademia russa delle scienze, così come dell’Accademia delle scienze dell’Ucraina, è traduttore e biografo di un altro Nobel, Alexandr Solzhenitsyn, autore di quell’epocale romanzo-inchiesta che è Arcipelago gulag (Mondadori).

Raggiungiamo Nivat telefonicamente nella sua casa di Ginevra. Non si dà pace. «Pensavo che un’invasione dell’Ucraina non fosse possibile, addirittura immaginabile. Mi sbagliavo di grosso…», dice, chiedendoci di cercare la traduzione italiana di una poesia di Natalia Gorbanevskaya. «Non ho salvato né Varsavia né Praga. Sono io il colpevole! La mia colpa è inspiegabile. Rinchiusa, maledetta sia questa casa!/ Casa del male, del peccato, del crimine e della falsità!/ Ma ad esso, incatenato con una catena invisibile, avrò gioia e riposo nell’orribile casa, In un angolo fumoso, miserabile e ubriaco/ Dove vive il mio popolo, innocente e senza Dio».

Sono versi del 1973, la grande poetessa russa era sulla Piazza Rossa il 25 agosto del 1968, prima di trascorrere due anni in una prigione psichiatrica del Kgb a Kaza. Erano in otto a manifestare contro l’invasione della Cecoslovacchia da parte dei carri armati sovietici, quel giorno, e sollevavano un cartello: “Per la tua e la nostra libertà!”. Lo stesso che avevano in mano gli insorti polacchi nel 1831 contro le truppe zariste, poi successivamente ripreso da molti dissidenti sia del XIX che del XX secolo, sia russi che polacchi o ucraini, in particolare sulla Maidan nel novembre 2013 (la celebre rivolta in piazza Maidan, a Kiev, ndr).

“Per la tua e la nostra libertà”. Professore, uno slogan potente.
Divenne l’emblema di tutti i combattenti della resistenza dei due secoli successivi. Oggi deve rimanere un motto europeo. Siamo tutti corresponsabili. In questo momento ci sta esplodendo in faccia.
Quali sentimenti prova nel vedere materializzarsi di ora in ora questa tragedia?
È uno shock profondo per me, e sarà così per il resto della vita che mi resta di vivere. Penso che sia anche uno shock per una parte degli europei. Forse non per tutti, ahimè…
Che cosa ha davvero in mente Putin secondo lei, e che cosa pensa della minaccia di uso della bomba atomica nel caso di azioni militari dell’Occidente?
Chi lo sa? Probabilmente nemmeno i suoi consiglieri più vicini. Credo che il presidente russo pensi di essere perseguitato. E stia tramando da tempo una sorta di vendetta contro il Maidan. Ha l’arma nucleare, e il disarmo nucleare è ancora oggi un’utopia. Così viviamo su un vulcano, Hiroshima è permanentemente davanti a noi, ma ce ne dimentichiamo, balliamo sul vulcano…
Non trova che sia Nato che Europa abbiano contribuito allo scoppio della guerra provocando, se così si può dire, per anni Mosca e il suo presidente “perseguitato” spostando i confini sempre più a Est?
Questo è secondario. Il presidente francese Macron ha detto che l’Alleanza atlantica era «cerebralmente morta». Personalmente ho sempre pensato che fosse meglio non far avanzare i confini della Nato, ma il presidente Biden ha detto che non avrebbe mai mandato un soldato americano in Ucraina. Ho pensato che il presidente Putin aveva, in breve, già vinto, se non de jure, almeno de facto. Anche qui mi sono sbagliato.
Che cosa rispondiamo a chi ricorda che il colpo di Stato che ha fatto sì che salisse al potere il governo filonazista in Ucraina sia stato finanziato da Usa e Nato? Oggi poi sembrano in molti a dimenticare che bombardamenti, rapimenti e delitti per mano di Kiev contro la popolazione filorussa nel Donbass vanno avanti dal 2014…
Non c’è niente da dire a coloro che vogliono “denazificare” l’Ucraina, perché l’Ucraina non è
nazista. L’estrema destra ha solo un deputato nel Parlamento ucraino, quindi di che cosa stiamo parlando?
Possiamo approfondire questo punto?
Se si vuole fare…


L’articolo prosegue su Left del 4-10 marzo 2022 

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