L’instabilità non giova al commercio globale al quale mira Pechino per la propria prosperità economica. Xi Jinping, che in autunno otterrà il terzo mandato, ha tutto l’interesse a farsi mediatore, anche se non in maniera esplicita, per la cessazione delle ostilità

«Tre palmi di ghiaccio non si formano con una sola gelata». Così il ministro degli Esteri cinese ha descritto le cause che hanno prodotto il “conflitto” ucraino, in occasione della annuale conferenza stampa a margine della riunione plenaria dell’Assemblea del Popolo. Wang Yi, navigato diplomatico e già ambasciatore in Giappone, ha commentato diffusamente 27 tematiche internazionali, fra cui, una fra le altre, la “situazione ucraina”, che per la prima volta è stata anche descritta come un «conflitto», ma mai come una “guerra” o una “invasione”. La Cina continua così a tentare di giocare la difficilissima carta dell’equidistanza fra l’Occidente e la Russia. In una crisi così «complicata» – ha dichiarato Wang Yi – non si deve «gettare olio su fuoco» e «inasprire le contraddizioni» (come fanno gli Stati Uniti), ma «garantire la sovranità territoriale» (come non fa la Russia).
Il mondo guarda anche a Pechino nella speranza di vedere una luce in fondo al tunnel della brutale invasione dell’Ucraina da parte delle armate russa.

La Cina potrebbe effettivamente svolgere un ruolo di mediazione in un conflitto nel cuore dell’Europa? Una domanda che solo pochi anni fa sarebbe sembrata uscita da un libro di fantapolitica. Eppure, oggi Pechino potrebbe davvero fare la differenza, ed essere quel terzo polo in grado di dialogare con entrambe le parti.
Ora pensiamo a Russia e Cina come due alleati strategici, ma questo non è vero. Pechino in verità ha normalizzato le relazioni con Mosca solo da vent’anni, dopo decenni di conflitti politici e territoriali con l’Unione Sovietica prima e con la Federazione russa poi. Si tratta di una alleanza diremmo strumentale, una vicinanza prodotta soprattutto dalla politica anticinese delle recenti amministrazioni americane e dopo due anni nei quali la Cina è stata considerata dagli Usa come l’untrice planetaria del Covid-19. Ancora Wang Yi ha dichiarato che le relazioni con Mosca sono «solide come la pietra», ma al tempo stesso «non sono un’alleanza, non mirano al confronto e non sono ostili verso terze parti», quindi la Cina intende sottolineare che sta cercando di non entrare in rotta di collisione con Mosca, e in sostanza – a differenza di quanto sostengono alcuni tanto blasonati che superficiali giornalisti nostrani – non vuole giustificare l’invasione russa in Ucraina, azione che confligge palesemente con il principio della sovranità territoriale, che è uno dei caposaldi della politica estera cinese fin dai tempi di Zhou Enlai, per il quale ha lavorato a lungo il…


L’articolo prosegue su Left dell’11-17 marzo 2022 

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