A Bologna la maggioranza dei consiglieri ha approvato un ordine del giorno che prevede lo ius soli per i bambini stranieri. Ora l’obiettivo è fare pressione sul Parlamento perché si arrivi finalmente a una nuova legge di cittadinanza

Bolognesi oggi, italiani domani. Ancora una volta, se il Parlamento non riesce a legiferare, ostaggio di veti, distante anni luce da esigenze e sensibilità della società che devono rappresentare, la via viene tracciata altrove.
Oggi tocca alla nuova amministrazione bolognese aprire una breccia in uno dei troppi muri che separano l’Italia dal potersi considerare una nazione moderna, con l’introduzione nello statuto comunale dello ius soli, cioè del diritto all’acquisizione della cittadinanza per quei minori nati in Italia da cittadini stranieri residenti. Un provvedimento che solo nel capoluogo emiliano riguarda oltre 11mila ragazze e ragazzi. «Un atto simbolico – l’ha definito in conferenza stampa il sindaco Matteo Lepore -: ma l’obiettivo è lanciare una campagna che faccia capire al Parlamento la necessità di cambiare le regole sulla cittadinanza».

Ad oggi la norma si basa sullo ius sanguinis, il diritto cioè alla cittadinanza solo se si è figli di almeno un genitore italiano. Un minore di origini straniere può diventare cittadino italiano, ma solo al compimento dei diciotto anni e se ha risieduto in Italia ininterrottamente e continuativamente.
La rivoluzione sotto le due Torri ha il sorriso di Siid Negash che questa storia, come tanti “nuovi italiani” l’ha vissuta sulla pelle. Eritreo, fuggito dalla guerra verso l’Italia nel 1999, ha lavorato per anni come operatore sociale di strada ed ha avviato una miriade di progetti a favore degli stranieri presenti in città; uno fra tutti è legato ai Corridoi universitari che consistono nel rilascio di visti di ingresso per motivi di studio a studenti che siano titolari di protezione internazionale: iniziativa che è stata accolta da decine di atenei e organizzazioni umanitarie in tutta Italia. Negash è stato il più votato nella lista civica del sindaco alle ultime elezioni in autunno, quando dei trentasei consiglieri entrati a palazzo D’Accursio ventiquattro hanno meno di cinquant’anni, sei sono trentenni e quattro ventenni.
«Era un’idea presente già in fase elettorale, dai tempi delle primarie, un chiaro impegno preso nei confronti dei cittadini – racconta Negash -. Io mi sono candidato principalmente con questo fine, deciso ad ogni costo a portarlo a termine e il sindaco Lepore lo ha a sua volta ribadito a più riprese, anche la sera della vittoria alle elezioni. Ci abbiamo lavorato per mesi attraverso un percorso partecipato con le associazioni impegnate sul tema da anni, ascoltando le diverse istanze». I voti favorevoli della maggioranza all’ordine del giorno sono stati 26, mentre Fratelli d’Italia ha giocato prima la carta dell’ostruzionismo con oltre cento ordini del giorno presentati per bloccare la discussione, e poi non ha partecipato al voto, Forza Italia si è astenuta e solo la Lega ha votato contro.
Al momento del…


L’articolo prosegue su Left dell’11-17 marzo 2022 

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