Oggi rientrano a scuola i docenti e il personale Ata non vaccinato. Dalle parti del governo dicono che la pandemia sia finita e che tutto torna alla normalità. Peccato che le cose siano un po’ diverse.
Nella nota del Ministero n.620 del 28 marzo 2022 si legge che «la vaccinazione costituisce requisito essenziale per lo svolgimento delle attività didattiche a contatto con gli alunni da parte dei soggetti obbligati». Il mancato adempimento dell’obbligo vaccinale,
accertato secondo la procedura di cui al comma 3 del medesimo articolo, «impone al dirigente scolastico di utilizzare il docente inadempiente in attività di supporto alla istituzione scolastica». Quindi cosa succede? Oggi gli insegnanti che rientrano non vaccinati non potranno fare lezione e quello che il governo chiama «attività di supporto alla
istituzione scolastica» non si sa bene cosa possa essere. Immaginate il preside di un istituto che si ritrova con un nugolo di insegnanti che non possono insegnare: deve tenere i supplenti (con i relativi costi) e deve inventare mansioni per gli altri almeno fino al 15 giugno 2022 (a meno che non venga prolungato l’obbligo vaccinale). Il tutto per un orario settimanale di 36 ore.
Ancora una volta sulle scuole viene scaricato il pasticcio legislativo. Il sottosegretario all’Istruzione leghista Sasso in un’intervista a Orizzonte Scuola ci fa sapere che il decreto riaperture (partorito dal governo di cui fa parte) crea un «corto circuito giuridico e pedagogico» (ma va?) e che «con un po’ di buon senso si poteva evitare questo sovraccarico di lavoro per i dirigenti scolastici». Peccato che il suo lavoro sia quello di scrivere Decreti che funzionino e non commentare quelli che non funzionano.
Il personale scolastico lamenta disattenzione dai sindacati e dalla stampa. A pagare, come sempre, sono gli alunni.
Bella questa fine della pandemia.
Buon venerdì.