Ormai da oltre un decennio il costrutto ascientifico dell’alienazione genitoriale (Pas), con le sue molteplici declinazioni, inquina le aule degli uffici giudiziari, riportando alla vita pregiudizi sessisti nei confronti delle donne. Vengono così additate di essere: manipolatrici, istrioniche, madri malevole e simbiotiche e fautrici di un “patto di lealtà” con i figli e le figlie contro la psicologia forense. Infine vengono additate dai giudici quando i bambini e le bambine hanno paura o rifiutano di incontrare il padre.
La soluzione approntata dai tribunali, in totale recepimento delle conclusioni dei consulenti tecnici nominati a “curare” il rifiuto espresso dai minori nei confronti dei padri, è l’allontanamento forzato dei figli dalle madri, passando come un treno sopra la volontà dei bambini e delle bambine e soprattutto violando i loro diritti. E non importa se le donne risultino oggettivamente genitori idonei, se abbiano sempre accudito e cresciuto i figli e le figlie con dedizione e cura, spesso sostenendo da sole ogni costo. Le donne devono essere punite perché ritenute manipolative e causa del rifiuto e della difficoltà relazionale tra padre e figli.
La punizione consiste nella limitazione della responsabilità genitoriale delle madri, messe sotto tutela da una variegata pletora di figure istituzionali e non, a partire dai servizi sociali, ai tutori, da coordinatori genitoriali e ai cosiddetti “coaffidatari” designati dai Tribunali fuori da ogni istituto del codice civile. Il tutto si completa con l’allontanamento dei bambini e delle bambine dalla loro madre, dalla casa dove sono cresciuti e dalla loro vita e ciò superando la loro volontà contraria anche con la coazione psicologica e fisica.
Già nel 2021 la Corte di cassazione aveva duramente stigmatizzato questa cornice di lettura che orienta la giurisprudenza di merito in tema di affidamento dei figli minori e responsabilità genitoriale, in quanto restauratrice della “colpa d’autore”, risalente a dottrine giuridiche eliminate dal nostro ordinamento in quanto incostituzionali. Oggi la Corte di cassazione, accogliendo il ricorso di Laura Massaro, una madre accusata di alienazione parentale, al cui figlio era imposta la dimora in una casa famiglia, ha ulteriormente ribadito: «Il richiamo alla sindrome d’alienazione parentale e ad ogni suo, più o meno evidente, anche inconsapevole, corollario, non può dirsi legittimo, costituendo il fondamento pseudoscientifico di provvedimenti gravemente incisivi sulla vita dei minori, in ordine alla decadenza dalla responsabilità genitoriale della madre».
Nella stessa ordinanza del 24 marzo la Suprema corte fissa ulteriori paletti: il nostro ordinamento non ha disposizioni giuridiche che autorizzino questi trattamenti inumani e…
Le autrici: Teresa Manente e Ilaria Boiano sono avvocatesse e fanno parte dell’associazione Differenza donna, che ha garantito la difesa in tribunale di Laura Massaro, una donna vittima di violenza da parte dell’ex compagno, accusata di aver causato nel proprio figlio la cosiddetta sindrome da alienazione parentale
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